lunedì 16 dicembre 2013

Nussbaum, le "emozioni politiche", la banalità dell'ovvio: la corrente liberal non ha più nulla da dire

Cover: Political Emotions in HARDCOVER
Marta Nussbaum: Political Emotions. How Love Matters for Justice, Harvard U.P.

Risvolto
How can we achieve and sustain a “decent” liberal society, one that aspires to justice and equal opportunity for all and inspires individuals to sacrifice for the common good? In this book, a continuation of her explorations of emotions and the nature of social justice, Martha Nussbaum makes the case for love. Amid the fears, resentments, and competitive concerns that are endemic even to good societies, public emotions rooted in love—in intense attachments to things outside our control—can foster commitment to shared goals and keep at bay the forces of disgust and envy.


Great democratic leaders, including Abraham Lincoln, Mohandas Gandhi, and Martin Luther King, Jr., have understood the importance of cultivating emotions. But people attached to liberalism sometimes assume that a theory of public sentiments would run afoul of commitments to freedom and autonomy. Calling into question this perspective, Nussbaum investigates historical proposals for a public “civil religion” or “religion of humanity” by Jean-Jacques Rousseau, Auguste Comte, John Stuart Mill, and Rabindranath Tagore. She offers an account of how a decent society can use resources inherent in human psychology, while limiting the damage done by the darker side of our personalities. And finally she explores the cultivation of emotions that support justice in examples drawn from literature, song, political rhetoric, festivals, memorials, and even the design of public parks.
“Love is what gives respect for humanity its life,” Nussbaum writes, “making it more than a shell.” Political Emotions is a challenging and ambitious contribution to political philosophy.



La filosofa americana, ieri a Bologna per la Lettura del Mulino, rilancia il patriottismo “buono” di Lincoln, Martin Luther King, Gandhi e Mazzini
massimiliano panarari La Stampa 15/12/2013

«Non si governa solo con la fredda razionalità»
Martha Nussbaum: la politica non vive senza emozioni
di Giuseppe Sarcina Corriere 15.12.13

BOLOGNA — L’idea di Nazione (con la maiuscola) divide istintivamente gli studiosi e l’opinione pubblica. La parola «patriottismo» evoca sentimenti retorici, palesemente logorati nell’epoca dell’interdipendenza mondiale. Ma non sempre è così, sostiene, forse un po’ a sorpresa, la filosofa Martha Nussbaum, nata a New York nel 1947.
Il suo percorso comincia nel 1986 con il libro La fragilità del bene , dove mette in luce la vulnerabilità dei principi etici, per poi approdare all’analisi delle teorie in tema di giustizia sociale.
Lo schema per compiere scelte pubbliche sui «beni primari» in modo imparziale, messo a punto da John Rawls (Una teoria della giustizia , 1971), va corretto, secondo Nussbaum, con la versione redistributiva proposta da Amartya Sen. Ma non è sufficiente. Per la studiosa americana è necessario prendere in considerazione un’altra, decisiva variante: le emozioni. A Bologna, ospite della ventinovesima edizione della «Lettura del Mulino», Marta Nussbaum ha offerto un estratto del suo ultimo libro, Le emozioni politiche. Quanto conta l’amore per la giustizia , che in Italia uscirà fra qualche mese presso lo stesso Mulino, la casa editrice bolognese che ha pubblicato gran parte delle sue opere.
Incontrando i giornalisti, la filosofa ha fornito una chiave di lettura utile anche per l’attualità europea: «Chi fa politica spesso considera le emozioni come un aspetto estraneo all’attività pubblica, lasciando il monopolio delle spinte emotive alle forze populiste. È un errore che chi lotta per la giustizia non dovrebbe commettere».
Il concetto di patriottismo si presta a questo tipo di verifica, che ieri Nussbaum ha condotto nell’Aula magna dell’Università, davanti, tra gli altri, a Romano Prodi, ai ministri Fabrizio Saccomanni e Carlo Trigilia, al governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.
«Il patriottismo ha il volto di Giano», un significato bifronte, ha esordito la filosofa, citando quanto accadde a Chicago (città dove ora insegna) nel 1892, all’epoca della «Columbian Exposition». L’evento si trasformò in una dimostrazione plastica di segregazione, con l’esclusione dei neri e delle fasce più povere della popolazione, proprio nel momento in cui si sarebbe dovuta celebrare, invece, l’unità della nazione americana. «Il patriottismo — sono le parole di Nussbaum — è come Giano. Guarda all’esterno, richiamando l’individuo ai suoi doveri verso gli altri, al sacrificio per il bene comune. Eppure, con altrettanta chiarezza, guarda all’interno, invitando coloro che reputano se stessi “buoni” o “veri” americani a distinguersi dagli stranieri e dai sovversivi, e quindi ad escluderli».
Da quel 1892 il patriottismo ha seminato sciagure nel mondo. La relatrice del Mulino cita, un caso su tutti, il patriottismo-nazionalismo di Hitler. Nello stesso tempo però altri sentimenti, altre forze si sono fatte valere, «hanno contato nella storia». Nussbaum torna indietro fino a Giuseppe Mazzini, alla sua etica del sacrificio ispirata all’amore per la patria. I «buoni esempi» continuano con Abraham Lincoln, Martin Luther King, Gandhi.
In termini morali il sentimento positivo del patriottismo significa superare il ripiegamento su se stessi, per avidità ed egoismo. In termini politico-filosofici si traduce nella capacità di evitare «i tre pericoli della passione patriottica sbagliata», che Nussbaum paragona al mostro a tre teste di Scilla. Vale a dire: «l’esclusione» di una parte dei cittadini; «la coercizione», cioè l’obbligo a sottostare alle ritualità retoriche della nazione; «l’uniformità acritica», il conformismo nel nome astratto della patria.
Dall’altro lato il «buon patriottismo» deve essere in grado di scantonare anche «il gorgo di Cariddi»: l’atteggiamento freddo di chi pensa che la razionalità sia sufficiente per motivare le persone. Le persone hanno bisogno di emozioni per sentirsi cittadini della patria? È la domanda di Aristotele, cui la filosofa americana risponde con un sì convinto. Hanno bisogno di emozioni e di amore.



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