giovedì 16 gennaio 2014

Il Marx buono, addomesticato e con il preservativo che piace alla sinistra e alla società dello spettacolo

coperitna di Intervista immaginaria con Karl Marx
Sassoon prova a fare lo spiritoso ma questo testo è una summa di giudizi storico-politici errati e di luoghi comuni che ben chiarisce perché l'autore abbia così ascolto in Italia [SGA].

Donald Sassoon: Intervista immaginaria con Karl Marx,  trad. di Leonardo Clausi, Castelvecchi pagg. 50 euro 6

Risvolto
Donald Sassoon «resuscita» Karl Marx per un’intervista esclusiva, nella quale il grande filosofo ha l’occasione di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Marx ne ha per tutti: spara a zero sui mostri sacri  delle dottrine economiche e politiche; riafferma le proprie idee contro gli abusi e gli equivoci di epigoni e detrattori; rivendica la validità del suo lavoro quale chiave di comprensione del mondo contemporaneo. Graffiante e irriverente, Marx passa in rassegna personaggi come Clinton, Hegel, Lenin, e argomenti come il femminismo, l’America, il terrorismo e molto altro. L’intervista impossibile di Sassoon a Marx diventa allora il pretesto per un consuntivo sulla storia della sinistra, ovvero una riflessione sui suoi passi falsi e un invito a ritrovare il nucleo ancora vitale che la sostiene. Pubblicata sulla rivista britannica “Prospect” nell’ottobre 2003, Intervista immaginaria con Karl Marx viene qui proposta per la prima volta in lingua italiana.



Donald Sasson 167 16-01-2014 la repubblica 40/41

UN FALSO MARX SPIEGA ALLO STORICO INGLESE DONALD SASSOON DI ESSERE STATO USATO MALE DAI MARXISTI...
180 30-01-2014 italia oggi 6

E Marx disse: ragazzi sono ancora marxista
di Bruno Gravagnuolo l’Unità 7.3.14

«EBBENE SÌ, RESTO ANCORA MARXISTA» Così si potrebbe parafrasare la deliziosa Intervista immaginaria con Karl Marx ( Castelvecchi, pp. 46, Euro 6) dello storico britannico Donald Sassoon, già allievo di Eric Hobsbawm, studioso del Pci e del movimento operaio europeo. Una battuta ovviamente, che capovolge il famoso refrain «io non sono marxista», copyright di Marx stesso, con il quale il fondatore del socialismo scientifico si smarcava ironicamente da sè stesso. Ma è questo il filo conduttore e l’umore che pervade la reinvenzione del genere ideato da Eco e applicata al redivivo Marx.
Perché il barbone, nell’immaginazione dello storico, non è affatto pentito e anzi rivendica con puntiglio tutte le sue profezie e le sue analisi. Soffermandosi con cura sull’effetto paradosso della sua predicazione: allontanamento delle crisi in occidente tramite il riformismo socialista. E «inveramento» del marxismo in un dispotismo asiatico e semiabarbarico, che dall’Urss si è irradiato da modello. Dice Marx: che colpa ho io di tutto quel sangue versato in mio nome con Stalin? E come potevo prevedere che le mie idee sarebbero state usate come l’elettrificazione in uno stato feudale da riedificare sulle ceneri zariste? E il capitalismo ha fatto meno massacri del socialismo? In realtà Sassoon su alcune cose poteva essere più incalzante con il suo Marx, «inscenato» in vesti provocatorie e rissose (e Marx era anche così). Per due motivi. Primo, perché Marx si interrogò anche sulla Russia e non è vero che di lì non si aspettasse nulla. Anzi, benché in modo tormentato, ipotizzò prima di morire che la comunità russa (il Mir) potesse essere la base di una industrializzazione che partiva dall’agricoltura. A differenza della comunità indiana, distrutta dagli inglesi in Marx dal loro «inevitabile » capitalismo. E poi perché è vero, come ricorda Marx, che la «dittattura del proletariato» fu concetto da lui usato solo un centinaio di volte. E però è anche vero che parlamento e potere diviso ripugnavano alquanto a Marx. Restano intatte le altre «profezie», sulle quali il Marx di Sassoon è ancora imbattibile. La crisi capitalistica innanzitutto, connaturata al Capitale, come si vede oggi su scala globale. Da un lato il Capitale abbassa i salari dall’altro deve vendere. A chi e come? A debito privato. E allora si inventa gli «imbrogli» della finanza. Marx lo aveva capito e scritto. Pari pari.



Questo Marx si leva macigni dalle scarpe
di Massimiliano Panarari La Stampa 20.3.14

Gli piace, tutto sommato, Clinton, mentre liquida Blair sprezzantemente. E il primo gli garba abbastanza per il celebre motto (che valeva un manifesto): «È l’economia, bellezza!». Come dire, la struttura predomina, e tutto il resto è sovrastruttura (e segue, al pari dell’intendenza).
Un’idea molto familiare, visto che stiamo parlando del grande vecchio del comunismo redivivo. Fatto risorgere per l’occasione dallo storico Donald Sassoon (che fu allievo di Eric Hobsbawm) nella sua Intervista immaginaria con Karl Marx, uscita nel 2003 sulla rivista progressista britannica Prospect, e ora tradotta per Castelvecchi. Un divertissement brillante e godibile, nonché, letteralmente, un’intervista «impossibile», dal momento che questo genere giornalistico venne codificato negli Usa negli Anni Sessanta del XIX secolo, e l’autore del Capitale non ebbe mai la ventura di incocciarvi. Un risarcimento, in un certo senso, nel quale assume (anche) le sembianze di un anziano brontolone che si leva parecchi macigni da quelle scarpe che diversi suoi sedicenti apostoli gli hanno reso poco confortevoli.
Intervista immaginaria sì, ma, per quanto concerne i giudizi sui protagonisti della cultura precedenti e coevi, basata sulle opinioni reali che espresse nei suoi scritti. E, dunque, durissimo contro i vittoriani come l’evoluzionista Herbert Spencer e lo stesso John Stuart Mill (sebbene con un moto di simpatia in più), come pure con il padre dell’utilitarismo Jeremy Bentham. E, invece, fan dichiarato dei «borghesi» Adam Smith e David Ricardo, come della capacità trasformativa e del carattere rivoluzionario della loro classe sociale. È l’economista-filosofo che ha solcato i tempi per ritrovarsi tra le pochissime voci critiche riscoperte in epoca di neoliberismo e globalizzazione (e non soltanto dagli indignati, ma anche dalla Chiesa cattolica e persino dai giornali delle élite finanziarie). Un Marx che parla quasi per sound bite e si compiace dei quattro milioni di risultati che appaiono «googlando» il suo nome e cognome. Ma che rimane, graniticamente, un campione del Moderno sbalzato in questa nostra età postmoderna.

Nessun commento: