lunedì 7 aprile 2014

Fluire del tempo e percezione generazionale del mondo: il libro di Remo Bodei

Generazioni
Quale potrebbe essere la giusta punizione per chi usa termine "biopolitica"? E quale per chi ne abusa? [SGA]

Remo Bodei: Generazioni. Età della vita, età delle cose, Laterza, pagg. 96, euro 14


Risvolto
«Ciascuno di noi – vale la pena ricordarlo – è il risultato di una ininterrotta sequenza di viventi.»
Ogni generazione condivide il destino del proprio tempo, recupera il passato e si proietta nel futuro. La morte implica la trasmissione dei beni materiali da una generazione all’altra, ma quanto si riceve in eredità non sono soltanto cose: un intero mondo di simboli e principi si perpetua e si trasforma in questo passaggio secondo la prevalente logica del dono e della restituzione.
Se in una delle canoniche divisioni della vita umana – quella tripartita in giovinezza, maturità e vecchiaia – la preferenza era data alla maturità, simbolo di pienezza e culmine dello sviluppo dell’individuo, oggi la gioventù e la vecchiaia si dilatano e la maturità si restringe. I giovani tendono a rimanere più a lungo a casa, i vecchi cercano una seconda giovinezza e restano spesso produttivi dopo il pensionamento. Anche per effetto della crisi del welfare state muta pertanto la trama dell’esistenza individuale e dei rapporti di solidarietà tra le diverse età della vita. Si indeboliscono, in particolare, i legami sociali e la fiducia tra le generazioni.
Si potrà introdurre tra loro un nuovo, più equo e lungimirante patto? Quali saranno le modalità di restituzione di risorse materiali e immateriali – cose, sicurezza, affetti, autonomia – alle giovani generazioni?


Così cambiano le stagioni della vita
L’analisi biopolitica del filosofo Remo Bodei racconta le generazioni come luogo di conflitti e tensioni

di Roberto Esposito Repubblica 6.4.14

DATEMPO si assiste a un trasferimento di fenomeni biologici dall’ambito della natura a quello della storia. Ciò riguarda da un lato il corpo degli individui, sempre più coinvolto nelle dinamiche del potere, dall’altro il succedersi delle generazioni. A tale mutamento si rivolge, con la consueta efficacianarrativa,ilnuovolibrodiRemoBodei Generazioni. Età della vita, età delle cose (Laterza).Essoregistra,comeunsapientesismografo, il transito semantico che tale nozione sperimenta rispetto alla sua declinazione classica. Tradizionalmente intesa come eterno ciclo delle tre stagioni della vita umana – giovinezza, maturità e vecchiaia –, la generazione diventa epicentro di tensioni e conflitti che riguardano la storia e la geografia, l’economia e la politica.
A mutare è intanto la percezione che abbiamo di noi stessi nelle tre età della vita. Contro l’antico luogo comune che colloca la saggezza nella sua seconda metà, già Machiavelli rilevava come gli anziani comprendano il proprio tempo meno dei giovani. Rispetto a queste due tesi contrapposte una valutazione più equilibrata è parsa sempre quella di
Aristotele, che pone il culmine della vita nella maturità, in cui si assommano le virtù e si temperano i difetti delle altre età. Questa visione tradizionale comincia, però, a vacillare sotto la spinta delle grandi trasformazioni che investono le popolazioni europee già nel Settecento, intensificandosi nei due secoli successivi. Se già alla fine delle epidemie della lebbra e della peste la mortalità infantile tende a decrescere, successivamente la giovinezza si protrae sempre più, invadendo lo spazio un tempo riservato all’età adulta. La quale, con l’al- lungamento progressivo e sempre più accelerato della vita, si vede adesso insidiata anche da una vecchiaia essa stessa dilatata nel tempo. Così l’aumento degli estremi restringe sempre più la fascia della maturità – se oggi un quarantenne è definito ancora giovane, un sessantenne entra già nell’aspettativa del pensionamento.
Questa mutazione determina una doppia conseguenza. Da un lato una differenziazione geopolitica tra Paesi a diverso tasso di sviluppo demografico: mentre nel vecchio mondo, caratterizzato da una forte crisi di natalità, i nonni superano i nipoti, nei cosiddetti Brics – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – la proporzione s’inverte. L’altro effetto di questa vera e propria svolta biopolitica è quello di un latente conflitto tra generazioni. In Italia da qualche tempo non si parla altro che di “gerontocrazia” e di “rottamazione”, a testimonianza di un passaggio generazionale che stenta ad adattarsi al patto sociale della restituzione tra vecchi e giovani. Senza il quale, tuttavia, la società è destinata a perdere il suo collante interno e a disgregarsi.


Le
generazioni di un tempo oggi non ci sono più

Per
Hegel «la nascita dei figli è la morte dei genitori». Oggi il processo accelera e il progresso avviene nel giro di uno stesso ciclo. Genitori e prole condividono gli stessi miti. Ma si generano scompensi

Carlo Bordoni La Lettura


Dai greci a Bobbio Remo Bodei indaga le età della vita
3 set 2014 Libero GIUSEPPE LISCIANI
 
Se il saggio si vede dall'incipit come il giorno si vede dal mattino, allora Generazioni di Remo Bodei ( Laterza, pp. 98, euro 14) si apre con la promessa di una catena di conflitti: «Tra gioventù e vecchiaia esiste una simmetria inversa: i giovani hanno poco passato alle spalle e tanto futuro davanti; i vecchi, al contrario, hanno tanto passato alle spalle e poco futuro davanti». Lotta aperta, dunque, tra i giovani che sgomitano per entrare e i vecchi che puntano i piedi per non uscire? Gettati nel mondo (come dice una suggestiva metafora di Heidegger), non inizia forse, per ciascun vivente, la inesorabile lotta per esistere (e resistere)?
E invece no. Il filosofo sardo, professore della University of California a Los Angeles, preferisce un altro percorso. Con lo stile asciutto, come certi paesaggi della sua isola, ma anche con lo sguardo panoramico sulle metropoli americane, egli intende osservare le generazioni umane senza violarne la privacy. La sua indagine non entra nelle case, fissa e spiega i grandi fenomeni collettivi (anche se, come vedremo, non mancano provocazioni per il privato esistere individuale). Il saggio è diviso in tre sezioni. Nella prima si indagano le età della vita. Sono tre, secondo Aristotele (e tali sono rimaste per molti secoli): la giovinezza, tempo della speranza; la maturità, «mezzogiorno della vita»; la vecchiaia, in cui «si desidera soprattutto ciò di cui si è privi». Verso la fine del Seicento, «chiuso il ciclo delle grandi epidemie di peste e di lebbra», e soprattutto con l'età romantica e, poi, agli inizi del Novecento, con i Tre saggi sulla teoria sessuale di Freud, prende consistenza e reclama il suo spazio anche un' altra età, quella dell'infanzia. Ma come si identificano le generazioni? Risponde a questa domanda la seconda sezione del libro, che distingue «tra generazione in senso biologico, come distanza temporale tra genitori e figli, e generazione come insieme di coetanei che condividono determinate esperienze storiche» (ad esempio quelli del Sessantotto). Bodei non nasconde affatto la difficoltà di costruire un modello di identificazione generazionale, soprattutto quando bisogna combinare l’«insieme di coetanei» e gli eventi di riferimento.
La terza sezione del libro è una sorta di contabilità tra eredità e restituzione: l'eredità che (oltre a quella tramandata da padre in figlio) riceviamo dal mondo in generale e che al mondo, andando via, restituiamo. Bodei non manca di constatare che «pochissimi - Platone, Dante, Leonardo, Einstein o altre icone della storia umana - sono […] capaci di restituire più di quanto hanno ricevuto».
La vita,però,si attraversa nel grembo del conflitto. Come accennavo sopra, vi sono qua e là, nel saggio di Bodei, suggestioni «fuori linea» che toccano bruscamente la vita individuale. Come, ad esempio, una desolata citazione da Norberto Bobbio, secondo cui, «dopo aver cercato di dare un senso alla vita, ti accorgi che non ha senso porti il problema del senso» (p. 7). O il racconto di Salvatore Satta che, da bambino, negli incartamenti del padre notaio aveva colto il «bisogno di esistere» - dove, come si sa, si genera contesa tra le generazioni - in chi, firmando il testamento, rendeva «quasi immortale», poiché la consegnava ai posteri, «la sua parola di morituro» (pp. 82-83). In conclusione, per quanto messo metodologicamente tra parentesi, lo scontro generazionale scalpita anche tra le righe scritte da Remo Bodei.

Nessun commento: