E’ morto ieri a Parigi K. S. Karol, uno dei fondatori del «manifesto», compagno di Rossana Rossanda, a lungo inviato di Le Nouvel Observateur, polacco naturalizzato francese, partigiano, poi grande indagatore e critico dell’Unione sovietica. Karol è stato un intellettuale colto, raffinato, mai allineato su posizioni ortodosse in anni in cui facile non era per niente. Da ragazzo aveva studiato in Unione Sovietica, poi era tornato in Polonia ma aveva riattraversato le linee, sapendo che questo gli avrebbe fatto rischiare la vita, a combattere il regime. Fu ferito, finì ai lavori forzati in Siberia, ne uscì vivo. Un’eco di queste esperienza è in Solik, in cui racconta (anche) le sue vicende a cavallo della seconda guerra mondiale. Scrisse reportage memorabili per il manifesto su Cuba e il Vietnam. E’ considerato un maestro di scrittura al livello di Pintor. Il libro La guerriglia al potere gli valse tra i cubani l’appellativo di «servo della Cia». Si appassionò alla rivoluzione maoista – salvo poi ritrarsene. Dialogava con Fortini e Cesare Cases, denunciò, in un dialogo con Foucault, la tirannide sovietica.
venerdì 11 aprile 2014
K.S. Karol
Uno critico antitotalitario"del comunismo novecentesco [SGA].
165 11-04-2014 il manifesto 1
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Addio a K.S.Karol dissidente generosoPolacco, giornalista, aveva 90 anni. Fuggì i nazisti e gli stalinistidi Wlodk Goldkorn Repubblica 11.4.14
K.S. Karol ha sempre creduto nella possibilità, anzi nella necessità di
costruire «il socialismo dal volto umano», un comunismo diverso da
quello sovietico. Questa convinzione è stata la sua forza, ma anche, il
limite. Era nato nel 1924, in Polonia, a Lodz. È morto ieri a Parigi,
dopo anni di malattia. È stato compagno di vita e di molte battaglie di
Rossana Rossanda.
Con lei ha condiviso l’impegno giornalistico sulle pagine del Manifesto.
In realtà K. S. Karol si chiamava Karol Kewes. Il padre era commerciante
a Rostov in Russia, ma si trasferì in Polonia con la moglie per fuggire
dai bolscevichi. Bilingue, Karol ha sempre amato la cultura e la
letteratura russe. Ma, frequentando scuole cattoliche, era diventato un
patriota polacco. Allo scoppio della seconda guerra mondiale si arruolò
nell'esercito per combattere i nazisti. Ecco: il coraggio, non solo
intellettuale, ma prima di tutto fisico è una caratteristica che Karol
ha preservato durante tutta la vita.
E siccome non voleva vivere sotto l'occupazione tedesca, fuggì in Urss.
Parlava con troppa libertà e finì deportato in Siberia. Fuggì. Si
arruolò nell'Armata rossa. Venne ferito. Poi di nuovo imprigionato in un
campo di lavoro e infine mandato a fare l'operaio in fabbrica. Quel
periodo lo ha descritto in un libro bellissimo, Solik( Einaudi). Finita
la guerra, tornò in Polonia e visto il disastro dello stalinismo, si
trasferì in Inghilterra e poi in Francia.
Cominciò la carriera di giornalista e fu tra i fondatori del Nouvel
Observateur. Rimase affascinato dalla rivoluzione cubana e dal comunismo
cinese.
Non gli piacevano gli eccessi del maoismo, ma ne apprezzava la critica all'Urss.
Rimase sempre legato alla sua Polonia. Un giorno, era il 1979, tornato
da un viaggio a Varsavia, raccontava quanto non gli piacesse “la deriva
nazionalista” dei dissidenti di sinistra. Ma poi continuò a sostenerli.
Perché era generoso, e perché pensava che la libertà fosse comunque il
valore più importante.
È morto lo scrittore K. S. Karol Fu tra i fondatori del “manifesto”
La Stampa 11.4.14
E’ morto ieri a Parigi K. S. Karol, uno dei fondatori del «manifesto», compagno di Rossana Rossanda, a lungo inviato di Le Nouvel Observateur, polacco naturalizzato francese, partigiano, poi grande indagatore e critico dell’Unione sovietica. Karol è stato un intellettuale colto, raffinato, mai allineato su posizioni ortodosse in anni in cui facile non era per niente. Da ragazzo aveva studiato in Unione Sovietica, poi era tornato in Polonia ma aveva riattraversato le linee, sapendo che questo gli avrebbe fatto rischiare la vita, a combattere il regime. Fu ferito, finì ai lavori forzati in Siberia, ne uscì vivo. Un’eco di queste esperienza è in Solik, in cui racconta (anche) le sue vicende a cavallo della seconda guerra mondiale. Scrisse reportage memorabili per il manifesto su Cuba e il Vietnam. E’ considerato un maestro di scrittura al livello di Pintor. Il libro La guerriglia al potere gli valse tra i cubani l’appellativo di «servo della Cia». Si appassionò alla rivoluzione maoista – salvo poi ritrarsene. Dialogava con Fortini e Cesare Cases, denunciò, in un dialogo con Foucault, la tirannide sovietica.
Addio al giornalista Kewes Karol compagno di Rossana Rossanda
di A. Car. Corriere 11.4.14
Noto in Italia come firma del «Manifesto» e compagno di Rossana
Rossanda, Kewes Karol veniva davvero da lontano, anche se Parigi, dove
si è spento ieri, era diventata il suo approdo definitivo. Nato nel 1924
nella città polacca di Lódz, aveva vissuto in Polonia e in Urss, aveva
conosciuto il Gulag e aveva combattuto nell’esercito di Stalin, per poi
narrare quelle avventure nel libro Solik. Peripezie di un giovane
polacco nella Russia in guerra (Feltrinelli, 1985). Emigrato in
Occidente, si era affermato come giornalista esperto dei Paesi dell’Est
ed era stato tra i fondatori della rivista «Le Nouvel Observateur».
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