sabato 24 gennaio 2015

Boxe e nazismo. Ma chi è Joseph Gobbless?

La vicenda del campione sinti Johan Trollmann 
Pasquale Coccia, il Manifesto 24.1.2015
Hitler e Gob­bless ama­vano il pugi­lato in maniera visce­rale, era lo sport che più di tutti esal­tava il corpo ariano, era espres­sione di forza e vio­lenza bru­tale, un cock­tail che man­dava in visi­bi­lio i capi del nazi­smo. Alla vigi­lia dell’incontro dispu­ta­tosi a New York tra il tede­sco Max Sch­mel­ling e l’afroamericano Joe Louis, vale­vole per il titolo mon­diale dei pesi mas­simi, Joseph Gob­bless anno­tava sul suo dia­rio personale:”La signora Sch­mel­ling è arri­vata. Aspet­tiamo ora l’incontro di boxe tra Max e Joe Louis…Di sera gioco ancora con i bam­bini, poi alle tre di notte comin­cia l’incontro. Al dodi­ce­simo round, Sch­mel­ling mette ko il negro. Mera­vi­glioso, è un incon­tro dram­ma­tico, ecci­tante. Sch­mel­ling si è bat­tuto e ha vinto per la Ger­ma­nia. Il bianco vince sul negro, il bianco era tede­sco. Sua moglie è magni­fica, in tutta la fami­glia sprizza una gioia senza fine. Sol­tanto alle cin­que del mat­tino rie­sco ad andare a letto”. Le riprese di quell’incontro furono uti­liz­zate da Gob­bless in chiave pro­pa­gan­di­stica per dimo­strare la supe­rio­rità del corpo ariano, Una vit­to­ria per Max Sch­mel­ling, una vit­to­ria per la Ger­ma­nia fu visto nei cinema da tre milioni di tede­schi nel primo mese di proiezione. 
A Hitler e Gob­bless, appena saliti al potere nel 1933, andò di tra­verso il titolo di cam­pione tede­sco di boxe, con­qui­stato dal pugile di ori­gini sinti Johan Troll­mann, che il 9 giu­gno del ’33 mise al tap­peto il tede­sco Adolf Witt. Un sinti che mette ko un tede­sco era uno schiaffo alla teo­ria del corpo ariano forte e invin­ci­bile. Il pre­si­dente della feder­boxe, tede­sca Georg Radamm, fece di tutto per inva­li­dare l’incontro. Il pianto di gioia al quale si era lasciato andare Johan Troll­mann per quella vit­to­ria ina­spet­tata, fu rite­nuto espres­sione di effe­mi­na­tezza, con­fer­mata dal fatto che il suo stile ele­gante, basato sul gioco di gambe con­trad­di­ceva lo stile ariano di stare al cen­tro del ring e sca­ri­care pugni sull’avversario (Shla­gab­tau­sch).
A Troll­mann fu impo­sto di ripe­tere l’incontro per il titolo nazio­nale con un altro cam­pione di boxe tede­sco, Gustav Eder, poi futuro cam­pione d’Europa. Al pugile sinti le SS dis­sero a chiare let­tere che non poteva com­bat­tere con il suo solito stile, che si basava sul gioco di gambe per fiac­care l’avversario e col­pirlo vio­len­te­mente al momento oppor­tuno, in netto con­tra­sto con lo stile virile-ariano, in caso con­tra­rio gli sarebbe stata revo­cata la licenza per com­bat­tere sul ring. Troll­man com­prese che non c’era alcuna altra pos­si­bi­lità di pro­se­guire la car­riera di pugile e decise di pren­dersi gioco con arguta iro­nia della gof­fag­gine di regime, si pre­sentò sul ring con i capelli tinti di biondo e con il corpo rico­perto com­ple­ta­mente di farina, restando immo­bile al cen­tro del ring a pren­dersi pugni sino al quinto round, prima di crol­lare. Una beffa che irrise i nazi­sti, per Hitler un sonoro ko. Trol­lann fu prima man­dato al fronte a com­bat­tere e poi depor­tato nel campo di con­cen­tra­mento di Neun­gamme, dove morì il 9 feb­braio del 1943.

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