mercoledì 21 gennaio 2015

Il progetto di recupero dei papiri di Ercolano può aprire nuove prospettive per la conoscenza della cultura antica

Una tecnica per leggere i papiri di Ercolano senza srotolarli né far dannidi Ida Bozzi Corriere 21.1.15
Una tecnica di microelettronica per leggere i papiri dell’unica biblioteca sopravvissuta dal mondo classico, quelli carbonizzati quasi due millenni fa a Ercolano nell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Senza srotolarli. È questa l’impresa riportata da «Nature Communications» e compiuta da un gruppo di ricercatori tutto europeo, coordinato dal fisico italiano Vito Mocella dell’Imm, Istituto per la microelettronica e i microsistemi del Cnr a Napoli (nel team anche ricercatori tedeschi, dell’omologo francese Cnrs, e della struttura per la luce di sincrotrone, l’Ersf di Grenoble). Con la «tomografia a raggi X a contrasto di fase» usata dall’Ersf, il gruppo ha «srotolato» e letto virtualmente alcuni papiri di Ercolano conservati all’Institut de France.
I papiri usati sono parte del tesoro letterario e filosofico ritrovato nella cosiddetta Villa dei Papiri di Ercolano, che appartenne a Lucio Calpurnio Pisone e fu sede della scuola epicurea di Filodemo di Gadara: la nuova tecnica può cambiare il destino dei 450 papiri di Ercolano ancora intatti e non letti, che peraltro potrebbero contenere altre opere e commenti inediti di autori antichi, del filosofo Epicuro in primis. Finora le trascrizioni disintegravano i rotoli, mentre la microelettronica non è invasiva e «legge» distinguendo accuratamente tra il nerofumo dell’inchiostro, che penetra solo in parte il papiro, e l’incenerimento dell’eruzione.


I papiri in frantumi che leggeremo grazie ai raggi XI testi della biblioteca di Ercolano, semidistrutti dal Vesuvio, “aperti” dal Cnr senza essere srotolatidi Silvia Bencivelli Repubblica 22.1.15
DUEMILA anni rinchiusi in un papiro carbonizzato. Poi le parole degli antichi epicurei campani sono tornate a farsi leggere, grazie al lavoro certosino dei ricercatori dell’Istituto per la microelettronica e microsistemi del Cnr di Napoli. Che, per la prima volta, sono riusciti a penetrare nei segreti dei cosiddetti “papiri di Ercolano”, provenienti dall’unica biblioteca sopravvissuta dall’epoca classica, ma carbonizzati durante l’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo. E dunque, fino a oggi, quasi completamente illeggibili.
I papiri di Ercolano erano stati ricoperti dalla cenere e dai gas incandescenti del vulcano. Oggi appaiono schiacciati, bruciati, distorti, ma conservano al loro interno gli insegnamenti dei filosofi e degli studenti della Villa dei Papiri: la ricchissima biblioteca fondata da Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, suocero di Giulio Cesare e seguace della filosofia epicurea. Dalla loro scoperta, nella metà del Settecento, a oggi, molti studiosi avevano provato ad aprirli, ma tutti li hanno inevitabilmente danneggiati, a volte finendo per frammentarli completamente e distruggerli. La sfida dei ricercatori è così diventata quella di riuscire a leggerli senza srotolarli. E l’idea che ha permesso di vincerla è stata quella di usare, per la prima volta in archeologia, una tecnica simile a una Tac medica: la tomografia a raggi X a contrasto di fase, resa disponibile all’Esrf (European Synchrotron Radiation Facility) di Grenoble, in Francia.
«La tecnica» spiega il fisico dell’Imm Vito Mocella, ideatore della ricerca, «permette di cogliere il lievissimo rilievo sulla carta dato dall’inchiostro, lettera per lettera e poi foglio per foglio. In questo modo, si può svelarne il contenuto da fuori, lasciando il rotolo del tutto intatto. La vera difficoltà è stata poi analizzare i dati, perché le superfici interne dei papiri sono contorte. Abbiamo rinunciato agli algoritmi e proceduto a mano». In precedenza, tecniche ottocentesche che oggi fanno rabbrividire gli esperti di conservazione prevedevano l’apertura forzata delle pagine e la raschiatura strato per strato, man mano che se ne ricopiava da un’altra parte il contenuto. Nei decenni scorsi, si erano trovati metodi solo poco meno distruttivi, che permettevano di sciogliere la carta carbonizzata, di “smontare” il papiro e poi ricomporne i resti come in una specie di puzzle.
In più, i papiri hanno avuto una storia avventurosa e non del tutto chiara che ha rischiato di farceli perdere del tutto: alla loro scoperta erano quasi duemila, poi alcuni sono finiti in Francia e in Inghilterra, dono di Ferdinando IV di Borbone a Napoleone e al re inglese Giorgio IV. Altri sono probabilmente andati persi. E oggi al Museo archeologico di Napoli se ne contano circa seicento di cui quattrocentocinquanta ancora da aprire. Dentro, spiegano storici e scienziati, potrebbero esserci opere del pensiero epicureo di inestimabile valore, inedite e mai trascritte. Come il papiro che è stato letto per primo e che, dallo stile della scrittura, sembra poter essere attribuito al filosofo epicureo Filodemo, attivo a Ercolano nel secondo quarto del primo secolo avanti Cristo, e alla mano del suo scriba.
Ma soprattutto, oltre a farci leggere le parole di Filodemo, la tecnica a raggi X cambierà l’archeologia, come in questa occasione ha già dimostrato di poter fare, permettendoci l’accesso a parole sigillate nelle pagine del passato, quelle delicate dei testi arrivati a noi dopo millenni di avventure. Ed è proprio l’idea, dice Mocella, che «oltre alle parole questa volta sono venuti alla luce anche i pensieri, a commuovermi di più».

Il finanziamento di Packard La firma di Renzo Piano sul museo del mecenatedi Antonio Ferrara Repubblica 22.1.15
RENZO Piano firmerà il nuovo museo archeologico di Ercolano, finanziato dal filantropo californiano David Woodley Packard che in 15 anni ha investito 16 milioni di euro per salvare la città romana sepolta dal Vesuvio nel 79 dopo Cristo. L’architetto genovese nei mesi scorsi ha effettuato un sopralluogo nell’area archeologica e sta lavorando a un progetto che riduca al minimo l’impatto ambientale. Si sa che l’edificio sarà seminterrato ed avrà ampi saloni per esporre gli oggetti di uso quotidiano restituiti dagli scavi, a partire dalla collezione di mobili e arredi lignei perfettamente mantenuti a causa delle particolari condizioni di seppellimento di Ercolano, dove i materiali organici si sono conservati. Spazio anche all’esposizione degli ori rinvenuti nei primi anni 80 sugli scheletri degli ercolanesi che avevano cercato rifugio sull’antica spiaggia. Il progetto sarà consegnato il mese prossimo. Il museo potrebbe esporre anche affreschi e sculture chiusi nei depositi del Museo archeologico di Napoli. Il modello della fondazione Packard è stato più volte portato ad esempio dal ministro dei beni culturali Dario Franceschini. Con la scelta di donare a Ercolano un museo firmato da Piano, Packard realizza un sogno inseguito appena giunto nella città vesuviana nel 2000, per l’avvio dell’Herculaneum Conservation Project, realizzando un connubio tra arte antica e architettura contemporanea. 
 
Valeria Chianese Avvenire  21 gennaio 2015
 
Valeria Chianese Avvenire  21 gennaio 2015

 

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