sabato 24 gennaio 2015

Luciano Canfora sul senso e il metodo della storia

Cover Il presente come storia. Perché il passato ci chiarisce le ideeLuciano Canfora: Il presente come storia. Perché il passato ci chiarisce le idee, Rizzoli, pp. 264, euro 18
Risvolto
Chi sono gli oligarchi, sono loro il motore della storia? O la massa dei molti? È questo forse il dilemma principale per chi si cimenti nella ricerca storica.
Per Luciano Canfora scrivere storia vuol dire lottare contro gli effetti del progressivo allontanamento dai fatti: in tale lotta «il pathos narrativo, la partecipazione emotiva, non il volgare patetismo, non sono un cascame del lavoro storiografico ma al contrario l’indizio della perdurante vita del passato dentro di noi». Compito dello storico è dunque quello di districarsi tra i documenti e le invenzioni letterarie, in bilico sul limitare di congetture che tentano di scrutare ciò che le fonti non dicono.
In queste pagine l’autore interroga l’antichità a proposito di grandi questioni sempre vitali, se non addirittura pungenti, come la giustizia, la cittadinanza, la libertà, il falso: ricordandoci che l’aver avuto ragione «è esso stesso un elemento storico, cioè soggetto al mutamento».
     

I legami della storia con i poteri forti  23 gen 2015  Libero ARISTIDE MALNATI
La storia, si sa, la fanno e soprattutto la raccontano i vincitori: all’interno di una società, a partire da quelle antiche, il racconto dei fatti è di norma controllato dalle élites dominanti. Un simile concetto, se da una parte è scontato, va posto come indispensabile premessa a ogni studio che si proponga di indagare i meccanismi delle opere dei grandi storici. E anche Luciano Canfora, massimo conoscitore delle civiltà classiche, pone alla base del suo recente saggio Il presente come storia. Perché il passato ci chiarisce le idee ( Rizzoli, pp. 264, euro 18) l’idea che la narrazione storica abbia da sempre fatto riverberare il punto di vista delle classi al potere (oggi diremmo dei «poteri forti») .
Riconosciuta questa evidenza, lo studioso persegue un intento più ampio: esce dai confini del mondo antico e approda all’analisi di periodi più recenti, senza però mai dimenticare il passato, anzi facendolo costantemente emergere nella convinzione che soprattutto il fil rouge della storiografia al servizio del potere unisca mondi di fatto lontani di secoli.
Il raccontare le vicende di un popolo o di più popoli dal punto di vista delle élites - fa notare Canfora - è addirittura precedente all’uso della scrittura. Nelle civiltà arcaiche veniva fatto oralmente: gli aedi omerici narravano imprese eroiche, ammantandole con la fantasia del mito, allo scopo primario di omaggiare (e quindi di legittimare) gli aristocratici durante il cosiddetto Medioevo greco (VIII sec. a. C.). L’uso pubblico e dunque propagandistico della storia nacque però con i sovrani del Vicino Oriente Antico che esposero nei templi dei rendiconti per celebrare le proprie gesta: esempio sia la sala ipostila nel tempio di Karnak a Luxor, dove i geroglifici presentano con una narrazione storicamente credibile il faraone Ramses II quale trionfatore sugli Ittiti nella battaglia di Qadesh del 1278 a. C.. Peccato però che oggi una copia su tavoletta del trattato di pace tra i contendenti, trovata ad Hattusa (Turchia), smascheri le fandonie autocelebrative del sovrano egizio, rivelando un esito senza vincitori del conflitto.
La storia come propaganda per chi sta al potere si evidenziò anche nella tanto osannata democrazia ateniese: se ne ha un esempio nelle letture in piazza di Erodoto, che esaltava l’egemonia imperiale ateniese in uno spettacolo per giunta retribuito con pubblico denaro. È apprezzabile proprio in questa parte del saggio un excursus su come la democrazia “inventata” da Clistene nel 508 a. C. in realtà sia stata pilotata da alcuni membri della tirannide precedentemente al potere, che hanno sacrificato il loro ruolo egemonico per poter gestire e manovrare dall'esterno un cambiamento ormai inevitabile, presentandolo come innovativo: cambiare tutto per non cambiare niente, allora come ora. E nella realizzazione di questa prima grande illusione di massa gli storici dell’epoca e quelli appena successivi (come Erodoto) si rivelarono pedine fondamentali.

Nessun commento: