lunedì 2 febbraio 2015

Il nostro agente a Londra: Pontecorvo in Urss e il ruolo di Kim Philby


Frank Close: Half life: the divided life of Bruno Pontecorvo, Basic Books

Risvolto

Bruno Pontecorvo dedicated his career to hunting for the Higgs boson of his day: the neutrino, a nearly massless particle considered essential to the process of nuclear fission. His work on the Manhattan project under Enrico Fermi confirmed his reputation as a brilliant physicist and helped usher in the nuclear age. He should have won a Nobel Prize, but late in the summer of 1950 he vanished. At the height of the Cold War, Pontecorvo had disappeared behind the Iron Curtain.

In Half-Life, physicist and historian Frank Close offers a heretofore untold history of Pontecorvo’s life, based on unprecedented access to his friends, family, and colleagues. With all the elements of a Cold War thriller—classified atomic research, an infamous double agent, a kidnapping by Soviet operatives—Half-Life is a history of particle physics at perhaps its most powerful: when it created the bomb.

Missione atomica, così la spia Philby fece scappare Pontecorvo in Urss
Lo scienziato e l’agente: un libro rivela i rapporti tra i due all’ombra dei sovietici

di Enrico Franceschini Repubblica 2.2.15

UNO è il grande fisico italiano che aderì al comunismo, fuggì avventurosamente in Unione Sovietica con tutta la famiglia durante la guerra fredda e aiutò Mosca a sviluppare la sua prima bomba atomica. L’altro è il più famoso doppiogiochista britannico, la spia di Londra che passò all’Urss dopo avere rivelato al Kgb i nomi di decine di agenti e informatori del proprio paese. Su Bruno Pontecorvo e Kim Philby sono stati scritti abbastanza volumi da riempire una libreria. Adesso ne è uscito uno che aggiunge un segreto da romanzo alla storia di questi due marxisti occidentali: fu Philby a scoprire che l’Fbi indagava su Pontecorvo e a mettere in moto l’operazione che nel 1950 condusse lo scienziato a scomparire senza dare spiegazioni durante una vacanza in Italia, per riapparire soltanto cinque anni dopo all’ombra del Cremlino.
Di famiglia ebraica, fratello del regista Gillo e del genetista Guido, allievo di Enrico Fermi e membro del “gruppo di via Panisperna”, la squadra di scienziati italiani che avviò le ricerche sulla fissione atomica, Pontecorvo si trasferì in seguito a Parigi, che lasciò nel 1940 con una borsa di studio per gli Stati Uniti poco prima dell’arrivo dei nazisti. In America non partecipò al “Progetto Manhattan”, il piano per costruire la bomba atomica, perché già sospettato di simpatie per il comunismo, ma dopo la guerra lavorò ancora in campo nucleare in Canada e quindi prese parte allo sviluppo delle armi nucleari in Gran Bretagna.
Dopo la fuga a Mosca collaborò alla creazione dell’atomica di Stalin, vivendo isolato a Dubna, la “città della scienza” sovietica, dove morì nel 1993, due anni dopo il crollo dell’Urss. Molti ritengono che, se avesse lavorato in Occidente, prima o poi avrebbe vinto il premio Nobel per la fisica. Non si era mai scoperto che cosa avesse esattamente provocato la sua fuga improvvisa dall’Italia insieme alla moglie e ai tre figli nel bel mezzo di una vacanza estiva. Ora un nuovo libro, Half life: the divided life of Bruno Pontecorvo , di Frank Close, anche lui uno scienziato, offre la risposta a un mistero durato più di sessant’anni.
La “pistola fumante” è una lettera top secret che l’autore ha potuto declassificare negli archivi di stato di Londra, scritta il 13 luglio 1950, pochi giorni prima che Pontecorvo fuggisse a Mosca. Il messaggio venne trasmesso dall’ambasciata di Washington del Regno Unito al direttore dell’Mi5, il controspionaggio britannico. Il testo afferma: «L’Fbi ci chiede qualsiasi informazione che possa essere in nostro possesso sul fatto che Pontecorvo sia attualmente impegnato in attività comuniste o che lo sia stato negli anni in cui viveva in America». La missiva aggiunge che non si trovavano più tre precedenti comunicazioni sull’argomento inviate dall’Fbi all’agente dei servizi segreti presso l’ambasciata britannica di Washington. E chi era a quell’epoca l’agente britannico dell’ambasciata? Kim Philby. Due dei suoi colleghi, che a loro volta facevano il doppio gioco con Mosca, fuggirono in Urss in quegli stessi anni; Philby li avrebbe raggiunti nel ‘63, precipitosamente, quando si rese conto che stava per essere smascherato e arrestato.
Èevidente, scrive Close nel libro, che fu Philby a distruggere i messaggi dell’Fbi, per proteggere Pontecorvo, e che fu di nuovo lui ad avvertire Mosca della richiesta di informazioni dell’Fbi sul fisico italiano nel luglio del 1950. A quel punto è verosimile che Mosca avvertì lo scienziato e Pontecorvo scomparve, «così in fretta da non portare con sé neanche il cappotto », nota il libro. Secondo cui aveva cominciato già da anni a passare segreti nucleari ai russi.
Fu una fuga rocambolesca: in aereo da Roma a Stoccolma e da Stoccolma a Helsinki, poi in auto fino al confine sovietico. Nel libro, uno dei figli di Pontecorvo, Gil, che allora aveva 12 anni e vive tuttora in Russia, rivela che suo padre fu chiuso dentro il bagagliaio dell’auto per passare la frontiera tra Finlandia e Urss. L’autore ha ricostruito perfino l’assegnazione dei posti sull’aereo da Stoccolma ad Helsinki: la madre e i tre figli sedevano insieme; Pontecorvo tra altri due passeggeri, guarda caso gli unici che avevano volato con lui da Roma e poi cambiato volo a Stoccolma per Helsinki, quasi sicuramente gli agenti del Kgb che lo avevano preso in consegna alla partenza dall’Italia.
Chissà se in Urss incontrò mai Philby, la “talpa” che spifferò a Mosca le indagini dell’Fbi nei suoi confronti e che tredici anni più tardi avrebbe varcato anche lui, come Pontecorvo, la cortina di ferro in nome della fede nel comunismo.

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