giovedì 12 marzo 2015

Heidegger 'innocente': un esorcismo della sinistra postmoderna. Un intervento su "MicroMega / Almanacco di filosofia"

Titolo e sommario sono sempre inevitabilmente sintetici e dunque categorici. Oltre a ricondurre l'antisemitismo (culturale) di Heidegger alla sua critica della modernità (e non viceversa); oltre a criticare la coda di paglia della sinistra postmoderna (che toglie l'antisemitismo e si tiene il resto), infatti, il mio intervento riconosce anche l'importanza di Heidegger. E la colloca proprio nel suo essere reazionario.
Più che rigettare, dunque, bisognerebbe dire: combattere. Con tutto ciò che questo significa, per quanto su un piano intellettuale [SGA].

Stefano G. Azzarà
Heidegger ‘innocente’: un esorcismo della sinistra postmoderna
Limitarsi a condannare l’antisemitismo di Heidegger cercando di salvare la sua filosofia è un tentativo disperato, perché l’antisemitismo dell’autore di "Essere e tempo" non ha una dimensione naturalistica, bensì culturale: per lui ‘giudaismo mondiale’ è anzitutto sinonimo di modernità, di umanesimo. La filosofia di Heidegger va rigettata non (solo) in quanto antisemita, ma (soprattutto) in quanto intrinsecamente reazionaria.

Non pochi interpreti, anche in tempi recenti, hanno cercato di ricostruire a posteriori l’innocenza di Martin Heidegger attraverso una strategia di sterilizzazione e cioè circoscrivendone i testi in un ambito esclusivamente filosofico e derubricando il suo sostegno al nazismo ad un equivoco durato pochi mesi. Nonostante questi tentativi reiterati, però, la forza dell’oggettività ha sempre fatto sì che il dibattito sul filosofo di Meßkirch abbia finito per essere ogni volta un dibattito anche e prevalen-temente politico, perché tutta politica è in realtà la parte più originale della sua filosofia. Ovvero di una riflessione che da Essere e tempo sino alla fine della Seconda guerra mondiale si è configurata come un’interrogazione sulla storia e su quelle sue «leggi» fondamentali di movimento che segnano il passaggio tra un’epoca e l’altra. Era così già negli anni Trenta ed è così ancora oggi, come con-fermano i famigerati Schwarze Hefte, i taccuini filosofici che Heidegger ha elaborato dal 1931 agli inizi degli anni Settanta e dei quali sono usciti da poco tempo nella Gesamtausgabe i primi tre vo-lumi (fino al 1941), curati da Peter Trawny nell’ambito di una meticolosa programmazione delle opere del Maestro che ha essa stessa un rilievo politico...
[Continua su MicroMega 2/2015]

MicroMega 2/2015 - Almanacco di filosofia
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Rischio chiusura per la cattedra di Heidegger
L’Università di Friburgo abolirà ermeneutica e fenomenologia Ma il mondo accademico si ribella

di Maurizio Ferraris Repubblica 12.3,15
LANCIATA il 9 marzo, una petizione, che ha già raccolto quasi duemila firme, fa il giro del mondo filosofico non solo tedesco. Reagisce contro la decisione della Università di Friburgo di sostituire la cattedra di filosofia che è stata di Husserl e di Heidegger (ma anche di Windelband, e di Rickert, e ora è tenuta da Günter Figal), per sostituirla con una cattedra secondaria (Juniorprofessur) di logica e filosofia del linguaggio, che costerebbe la metà di quella attuale. Non dico che la decisione equivalga alla chiusura della Scuola di Atene da parte di Giustiniano, ma certo appare meno motivata (dopotutto, i filosofi erano pagani e l’imperatore era cristiano).

Non è chiaro il vantaggio che deriverebbe dal sopprimere una cattedra su cui si sono avvicendati i maggiori esponenti del neokantismo, della fenomenologia e dell’ermeneutica. Dopotutto, anche da un punto di vista meramente opportunistico, è dubbio pensare che gli studenti vengano da tutto il mondo a Friburgo per seguire dei corsi di logica e filosofia del linguaggio: il vin du pays sono la fenomenologia e l’ermeneutica. La cattedra pubblica l’ International Yearbook for Hermeneutics , una delle poche riviste filosofiche tedesche riconosciute internazionalmente, e la scomparsa della cattedra comporterebbe una riduzione degli scambi internazionali, e dunque anche dei finanziamenti che legati a queste iniziative.

Corre anche voce che la seconda cattedra dell’ormai piccolo dipartimento di filosofia sarà sostituita da una Juniorprofessur in filosofia araba medioevale. Ma non si tratta di una fantapolitica occupazione islamica dell’Università come ipotizzato da Houellebecq, semplicemente di un misto di interessi, rivalità, miopia. L’appello osserva che, piuttosto, converrebbe aprire una competizione internazionale per trovare il miglior rappresentante della tradizione della fenomenologia e dell’ermeneutica. Difficile non essere d’accordo. L’antisemitismo dei Quaderni neri di Heidegger ha gettato nuovo e motivatissimo discredito su un essere umano, ma fortunatamente le idee sono solitamente migliori dei loro interpreti.

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