Putin tra Medioevo e marketing “L’Occidente non ci corromperà”
Asse con il patriarcato e Russia come “centro vero della civiltà”di Anna Zafesova La Stampa 8.3.15
Per soli 1000 rubli, nemmeno 15 euro, ogni russo può contribuire alla guerra in Ucraina con un rituale magico. I militanti del nuovo movimento Anti-Maidan hanno messo in vendita un kit per la maledizione voodoo fai-da-te: un pupazzetto di carta al quale si possono incollare le le facce di Barack Obama, John Kerry, Petro Poroshenko e altri politici ucraini e americani.
Gli adesivi sono inclusi agli aghi da infilare nella figurina, scegliendo di infliggere lesioni più o meno gravi o la morte. I proventi delle vendite verranno destinati ai bambini del Donbass.
L’iniziativa ha suscitato qualche sconcerto, costringendo i suoi autori a declassarla come «scherzo». Ma l’Anti-Maidan finora non ha manifestato molto senso dell’umorismo. Insolita alleanza tra conservatori religiosi e biker filo-putiniani, il movimento si è già distinto per scontri fisici con gli oppositori, e recluta «maschi robusti» per fermare la rivoluzione in piazza che gli americani stanno preparando a Mosca. Di cui l’omicidio di Boris Nemzov, ordinato da Oltreoceano, è solo il primo passo.
Rituali bizzarri
L’idea di ricorrere ai rituali voodoo potrebbe apparire in contraddizione con i valori ortodossi. Ma il mix di Santa Russia, propaganda sovietica e marketing d’assalto sta producendo frutti sempre più esotici. A Novosibirsk un’inedita alleanza tra il vescovo locale e il vicecapo della polizia ha portato sul banco degli imputati il direttore del Teatro dell’opera, incriminato per una versione moderna del «Tanheiser» di Wagner. Il metropolita Tikhon non ha visto lo spettacolo, ma lo giudica «offensivo» (sul palco appare un manifesto con Gesù crocifisso tra le gambe di una donna). Il caso per ora è amministrativo, ma la chiesa chiede di trasformarlo in penale. E a Izhevsk il teatro locale è sotto attacco dei religiosi per la «Tormenta» di Alexandr Pushkin, dove figura un pope ubriaco. Il teatro per ora riesce a difendersi ricordando che questa rappresentazione del sacerdote porta la firma del più famoso poeta russo ed è stata fatta 200 anni fa.
Usa come il «Terzo Reich»
Dal processo alle Pussy Riot il patriarcato è ormai ufficialmente considerato il custode dell’ideologia, e il suo portavoce Vsevolod Chaplin teorizza il ritorno di Mosca come la «terza Roma» sognata nel Medioevo, anzi, sarà «l’unico centro vero di civiltà nel mondo», che si ribella al «piano totalitario dell’Occidente» di cui Hitler era solo «un tipico rappresentante». Gli Usa e l’Ue sono gli eredi del Terzo Reich, sottomettere la Russia è l’unico obiettivo degli stranieri dai tempi di Napoleone. Anzi, di Ivan il Terribile, sostiene lo storico Alexandr Myasnikov, chiamato dal Cremlino a fare lezione ai governatori sulla «guerra informativa» che l’Europa conduce contro Mosca da 500 anni. La sete di sangue di Ivan, e il figlio che ha ucciso con le proprie mani, sono «un’invenzione dei giornali europei» per screditare uno zar che sfidava «le sanzioni europee che c’erano già all’epoca».
Una via per Stalin
A questo punto il ritorno della via Stalin a Pietroburgo, chiesto dai comunisti, non fa quasi più notizia. La storia diventa campo di battaglia politica, e la senatrice Elena Afanasieva dalla tribuna accusa la Nato di aver appiccato il fuoco alla Biblioteca delle scienze sociali, per «distruggere i documenti originali e falsificare la storia».
Una versione da «Codice da Vinci», che perde fascino quando si scopre che la biblioteca, fondata nel 1918, era preziosa essenzialmente per la sua collezione di periodici del ’900. Ma la Duma ormai viene chiamata «stampante impazzita» dove farsi notare con proposte sempre più clamorose, dal bando delle mutande di pizzo al divieto agli evasori del bollo a contrarre matrimonio, al taglio delle ore di inglese nelle scuole. Così per i russi sarà ancora più difficile resistere alla propaganda, che con il pretesto di uno scandalo di pedofilia in Norvegia ha rilanciato il tema dell’Europa depravata. Il commissario per i diritti dell’infanzia di Putin, Pavel Astakhov, ha accusato la Norvegia di essere un Paese di «infantofili», mentre per i talk show gira una signora russa divorziata da un norvegese che racconta «la tradizione vichinga» di stuprare in gruppo i bambini e afferma che il governo di Oslo toglie i figli alle famiglie eterosessuali per educarli come gay, con il progetto di rendere omosessuale il 90% della popolazione. La Russia resta l’unico baluardo contro questa nuova Sodoma, e la chiesa ortodossa critica l’idea della Duma di penalizzare le punizioni corporali dei bambini, «un attentato alla autorità della famiglia tradizionale» voluto dai liberali.
L’oscurantismo
Vladimir Zhirinovsky, che 20 anni fa scandalizzava con la promessa di «un uomo a ogni donna e una bottiglia di vodka a ogni uomo», oggi sembra un politico serio. L’oscurantismo invade perfino l’Istituto di fisica tecnica, fucina di geni della Silicon Valley, dove gli studenti difendono dal licenziamento un professore che su Facebook ha esultato per l’omicidio di Nemzov: «Una canaglia in meno, così finiscono tutte le prostitute». I giovani putiniani già l’anno scorso distribuivano preservativi con le facce di Nemzov e altri oppositori. E mentre il politologo Dmitry Olshansky scrive sul tabloid «Komsomolskaya Pravda» che i liberali sono «una minoranza etnicamente compatta», a Pietroburgo il gruppo Facebook «Moralità» minaccia Leokadia Frenkel, che al centro ebraico insegna russo ai figli degli immigrati: «Gli ebrei educano i neri» si indignano i sostenitori dei «valori slavi tradizionali», e sul Web vengono pubblicate le foto del figlio e del marito della donna insieme all’indirizzo della famiglia. Dal rituale voodoo alla caccia alle streghe, il Medioevo 2.0 continua.
Il Cremlino vuole mandare in rovina l’Ucraina: è la punizione perché ha osato guardare a Ovest L’Ue non l’abbandoni
I russi mi fanno pena: pensavano di andare incontro alla libertà, ma subiranno una delusione. E vivranno gli incubi del passato
Herta Müller Il Nobel per la letteratura: “I Servizi segreti sono tornati a far fuori gli avversari politici”
“La Russia è di nuovo il regno della paura, Putin l’ha riportata ai tempi bui del Kgb”intervista di Andrea Seibel Repubblica 8.3.15
ERO preoccupata all’idea di intervistare Herta Müller, premio Nobel per la letteratura. La immaginavo chiusa, diffidente. Noi giornalisti possiamo dare l’idea di essere invadenti, ostili, pur senza esserlo minimamente. L’intervista quindi è anche un atto di fiducia tra persone che non si conoscono. Ma la scrittrice è venuta, ha visto e ha parlato.
Ancora un assassinio politico in Russia e Putin promette che risolverà il caso. La morte di Boris Nemtsov per molti è segno chiarissimo che la Russia si sta avviando a tempi cupi. Avrebbe mai pensato che il nazionalismo populista rialzasse la testa?
«Che Putin intenda occuparsi personalmente del caso e che abbia assegnato a uno dei suoi fedelissimi la guida delle indagini è in effetti la conferma ufficiale che a Mosca non esiste una giustizia indipendente, oltre a indicare che il movente dell’omicidio è inquinato da falsi indizi. Far fuori gli avversari politici è di nuovo un ferro del mestiere dei servizi segreti russi in patria e all’estero. Le morti di Natalja Estemirova, Alexander Litvinenko e forse anche di Boris Berezovskij, trovato impiccato, non sono state finora chiarite. Anche se Putin non ne è stato l’esecutore materiale questo omicidio è il risultato della sua folle propaganda nazionalista, sempre più sfrenata da quando ha dato il via alla guerra in Ucraina».
Putin recentemente ha dichiarato che in Ucraina orientale sarebbe in corso un genocidio ai danni dei russi.
«Non c’è limite all’assurdità delle menzogne della propaganda del Cremlino. Oltre alla guerra contro l’Ucraina Putin conduce anche una guerra di propaganda contro l’Occidente. In certi casi le sue bugie sono sbalorditive: ma lo sa Putin che i soldati di Hitler della “Legione Condor“ sono arrivati in Spagna travestiti da turisti sulle navi da crociera dell’organizzazione ricreativa “Kraft-durch-Freude“ e quando hanno bombardato Guernica si sono staccati le mostrine dalle uniformi? A dispetto di tutti gli accordi di Minsk non credo proprio che Putin interromperà la guerra. Gli serve Mariupol e l’accesso di terra alla penisola di Crimea. E poi farà ancora una puntata in Transnistria. Putin non la finirà mai con l’Ucraina – ha deciso di demolirla lentamente e progressivamente, è un progetto che ha nel cassetto. Nessun accordo di pace e nessun dialogo diplomatico cambieranno le cose. Putin non si darà per vinto».
In che modo riuscirà a ottenere quello che vuole?
«Perché l’Occidente è impotente e lo manifesta costantemente. La soluzione all’aggressione di Putin non può essere militare, è naturale, ma non c’è mica bisogno di dirlo in continuazione! La gente dell’Europa dell’Est che ha vissuto per decenni sotto l’occupazione russa sa bene che i dittatori della risma di Putin rispondono solo alla forza. La ragionevolezza e il dialogo sono interpretate come debolezze. Eppure Angela Merkel conosceva la Ddr e il Kgb. La sua disciplina diplomatica agli occhi di Putin ha sempre una parvenza conciliatoria. Le sanzioni hanno quindi la massima importanza, sono attualmente l’unico strumento a nostra disposizione per mostrarsi decisi e prendere le distanze. Sarebbe bene prospettare a Putin sempre un ulteriore possibile inasprimento delle sanzioni. Invece non si fa altro che sottolineare l’intenzione di ristabilire al più presto i rapporti presistenti».
In che epoca vive l’Ucraina, nel passato o nel presente? E ha un futuro?
«Per Putin l’Ucraina appartiene a un passato che nelle sue intenzioni sarà il futuro. Ha usato la stessa tattica per impadronirsi della Abkhazia, dell‘ Ossezia e della Transnistria. Neppure l’Ucraina uscirà da questa stretta. L’obiettivo di Putin è mandare in rovina l’Ucraina. Con vessazioni quotidiane, il blocco delle forniture di gas, la distruzione delle infrastrutture, la morte di migliaia di ucraini. È la punizione perché l’Ucraina ha osato guardare a Ovest. Putin punisce l’Ucraina per tutto quello che è successo nei paesi esteuropei dopo il 1989» E‘ espressione di debolezza o di forza?
«Credo che in questo caso debolezza e forza non siano antonimi. Anche il culto della personalità è espressione di forza e di debolezza. È un misto di diffidenza infinita e di potere infinito. E‘ da lì che nasce il terribile potere assoluto la presunta onnipotenza. Lo conosco dalla Romania di Ceaucescu. Nessuno del suo entourage contraddice più il dittatore ».
Recentemente ha detto che Putin la fa star male.
«Sì. La sua politica mi fa star male. Mi umilia come persona. Offende la mia intelligenza. Offende ogni giorno l’intelligenza di noi tutti, sempre con la stessa faccia tosta. È già stato smascherato centinaia di volte, ogni sua bugia viene scoperta, ma continua ugualmente a mentire. In questo modo mi offende. E‘ come una presa in giro. E non ci si può far nulla» Gli esperti non fanno che ripetere che la Russia esige rispetto. Vuole essere riconosciuta come grande potenza.
«Per Putin avere rispetto significa tremare, come in passato nell‘ Europa dell’Est si tremava davanti ai russi. Ma a Putin non importa l’opinione che si ha di lui. Odia gli Usa e l’Europa e si rende conto di essere sempre più isolato. Mi fanno pena i russi, qualche anno fa hanno creduto di andare in direzione della libertà, ma subiranno una nuova delusione, torneranno a vivere gli incubi del passato, i tempi in cui si ha paura di dire ciò che si pensa. Siamo tornati ai tempi della fuga e dell’esilio».
Che cosa dobbiamo all’Ucraina?
«Non le dobbiamo nulla. Ma dovremmo prendere sul serio la nostra società e fare il possibile perché la gente in Ucraina possa vivere come noi. Non dobbiamo permettere che l‘Ucraina venga distrutta. Non dobbiamo permettere alla Russia di impedirci di aiutare l’Ucraina. Tra l’Ucraina e la Ue deve instaurarsi uno stretto legame economico e politico».
Dovremo convivere con Putin ancora per qualche anno.
«Probabilmente. Non credo che Putin possa cadere alle urne. Credo che non gli servano neppure brogli elettorali, perché una parte delle persone lo sceglie per vecchia consuetudine e un’altra parte è ammutolita da una paura nuova. Sono entrambe forme di opportunismo, un adeguarsi nella quotidianità spinti dalla paura. E‘ il ritorno del socialismo, anche se è un concetto che non si usa più. E la paura è stata l’unica produzione che nel socialismo ha realizzato il suo piano. Durante la Perestroika si sarebbe dovuto sciogliere il Kgb dichiarandolo organizzazione criminale. Così non avremmeo al vertice un uomo del Kgb, un Putin. Invece oggi i Servizi segreti governano l’intero paese».
(Copyright Die Welt. Traduzione di Emilia Benghi)
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