domenica 5 aprile 2015

La guerra civile spagnola vista dai cattolici filo-franchisti

Persecuzione. La repressione della Chiesa in Spagna fra Seconda Repubblica e Guerra Civile (1931-1939)Mario Arturo Iannaccone: Persecuzione. La repressione della Chiesa in Spagna fra Seconda Repubblica e Guerra Civile (1931-1939), Lindau pp. 618, euro 34

Risvolto
Le persecuzioni a cui fu sottoposta la Chiesa cattolica all’avvento della Seconda Repubblica spagnola (1931) e sino al termine della Guerra Civile (1939) sono state a lungo omesse o trascurate dalla storiografia, perlomeno fuori dalla Spagna franchista. L’interesse del Caudillo per quella che lui chiamava «cruzada» ha poi cancellato la memoria di questi eventi a partire dal 1975. Da allora la storiografia è rimasta ostaggio di opposte ideologie e solo da pochi anni un’impressionante serie di beatificazioni ha richiamato l’attenzione su quanto realmente accadde.
La Seconda Repubblica spagnola si caratterizzò per posizioni sempre più radicali, di cui sono proprio un esempio la politica di laicizzazione forzata e la persecuzione scatenata contro la Chiesa e i cattolici. Tentativi di colpi di Stato, oscure trame, conati secessionistici, intrighi internazionali, esplosioni di violenza sempre più sconvolgenti portarono allo stato prerivoluzionario del 1935-1936.

La reazione al regime repubblicano non venne però in particolare dai cattolici, ma soprattutto da componenti interne a esso, dall’esercito, da ex monarchici e da radicali, oltre che dalle forze rivoluzionarie di sinistra.
Nella guerra fratricida che si scatenò, durante la quale entrambe le parti si macchiarono di crimini orrendi, la Chiesa e i cattolici divennero invece i principali capri espiatori, al centro di una macchina infernale di ritorsioni che soltanto oggi, a distanza di ottant’anni dagli eventi, si può cominciare a comprendere.
L'AUTORE Mario Arturo Iannaccone è laureato in Lettere moderne e specializzato in Storia del Cristianesimo. Dal 2005 collabora alle pagine culturali del quotidiano «Avvenire». Ha pubblicato una quindicina di libri di storia religiosa e di storia della cultura, tra i quali ricordiamo Cristiada, uscito per le nostre edizioni nel 2013. 



La persecuzione dei religiosi iniziò ben prima dell'«Alzamiento» di Franco e della guerra civile E fu la vergogna della Seconda repubblica


Preti, suore e fedeli I cattolici uccisi nella Guerra Civile 
5 apr 2015  Libero MARCO RESPINTI 
L’aspetto ancora meno noto della tremenda Guerra Civile spagnola (1936-1939) è la mattanza scatenata dagli anarco-comunisti contro i cattolici. Per questo è davvero prezioso il nuovo libro di Mario Arturo Iannaccone, fine studioso di storia del cristianesimo, Persecuzione. La repressione della Chiesa in Spagna fra Seconda Repubblica e Guerra Civile (1931-1939), pubblicato dalla torinese Lindau ( pp. 618, euro 34) due anni dopo l’altro suo imperdibile (e fortunato) libro Cristiada, 400 pagine di documentazione sull’insurrezione e il martirio dei cattolici messicani negli anni Venti. 
Preti, frati, suore, seminaristi e semplici fedeli pagarono il prezzo più alto dell’odio rosso. Parlare di odio non è del resto esagerato, visto che a ben 1.524 di quelle vittime (un numero colossale che, viste le canonizzazioni in corso, entro un paio d’anni dovrebbe ragionevolmente salire a 1640) la Chiesa Cattolica ha riconosciuto la palma del martirio in odium fidei elevandoli alla gloria degli altari. Seria, asciutta, impeccabile, la ricerca di Iannaccone si fonda su documentazione di prima mano, appoggia le valutazioni su fonti primarie e solo dopo considera quelle secondarie. Non a caso reca la benedizione, sotto forma di presentazione, di monsignor Vicente Cárcel Ortí, il presule spagnolo che da decenni studia, e pubblica, la storia dei martiri di quel periodo insanguinato. 
Vittime collaterali di una guerra più che sporca, commenteranno i tanti minimizzatori che non si sono mai presi la briga di guadare oltre il proprio naso; «fascisti» che se la sono cercata, rincalzeranno i cattivisti di professione. E invece no. Di pregi l’esaustivo studio di Iannaccone ne ha diversi, ma tra questi spicca la volontà di concentrarsi solo sullo spirito cristianofobo che ispirò e governò l’eccidio, lasciando le vicende militari, e pure quelle strettamente politiche, sullo sfondo.  «Canonizzati a parte», spiega Iannaccone, «a tutto dicembre 2014 il numero accertato degli assassinati in quanto cattolici è di 6.832 persone: 4.184 del clero regolare, 2.365 religiosi e 283 religiose, più 2500-3000 laici. Probabilmente sono molti di più, basti pensare che sono state distrutte il 70% delle chiese spagnole; ma ovviamente si deve sempre procedere con i piedi di piombo». In molti casi la gratuità dei delitti commessi fu palese e nessun presunto “collaborazionismo” potrà mai indorare la pillola. «Li si chiama infatti “martiri di Spagna”, e non “della Guerra Civile”, perché furono uccisi indipendentemente da quella, addirittura a partire dal 1931 e per almeno il 60% entro il 1935». Insomma, quali che siano stati i torti e le ragioni della Guerra Civile (questione peraltro non banale), per il comunismo fu il pretesto e l’occasione di dimostrarsi ancora una volta abisso.

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