venerdì 10 aprile 2015

La moda tecnofoba nel mondo tecnodipendente

Risultati immagini per Tozzi: TecnobaroccoMario Tozzi: Tecnobarocco. Tecnologie inutili e altri disastri, Einaudi, pp. 192, euro 18

Risvolto
La tecnologia del terzo millennio non aiuta gli uomini a migliorare la loro esistenza né a ridurre gli impatti sul pianeta. Non è semplice, né utile e nemmeno educativa. Essa, totalmente slegata dalla radice scientifica, è - invece - fine a se stessa, «barocca», dannosa e insostenibile da un punto di vista ambientale. Viene spesso usata per rimediare ai danni perpetrati da una tecnologia precedente, incrementa i profitti basati sui bisogni indotti, accelera l'obsolescenza di oggetti e macchine, è costosa, fa perdere tempo. Attraverso molti esempi Mario Tozzi dimostra l'inutilità di bizzarri marchingegni che riteniamo indispensabili - e di cui potremmo fare a meno. D'altro canto, egli sottolinea l'utilità di quella tecnologia semplice che ha rappresentato un vero miglioramento nelle condizioni della vita degli uomini senza compromettere l'ecosistema Terra.        


L’analogico e antimoderno Tozzi ossessionato dai wc giapponesi 

Nel saggio del volto tv una rassegna delle tecnologie inutili che ci complicano la vita Ma la crociata contro il nuovo scivola nel grottesco: meglio la cartina di Google Maps
10 apr 2015  Libero LUCA ROSSI 

Con Tecnobarocco. Tecnologie inutili e altri disastri ( Einaudi, pp. 192, euro 18) Mario Tozzi, primo ricercatore del Cnr, conduttore tv di programmi come Gaia, Atlantide, o il recente Fuori Luogo, vuole dimostrare che la tecnologia odierna è ridondante, superflua, sovraccarica di funzioni. In una parola: barocca, anzi «tecnobarocca». Ma per spiegare la sua avversione al superfluo tecnologico, non ha paura di considerare il suo gusto personale come oggettivo e assoluto e non teme di cadere nel grottesco. E di grottesco in Tecnobarocco ce n’è in abbondanza: è la cifra stilistica di un saggio che non rinuncia a sporcarsi le mani descrivendo nel dettaglio le funzioni superflue dei wc giapponesi... 
All’apparenza simili ai nostri, i water del Sol Levante sono in realtà innalzati all’altare, sacrificale, della tecnologia inutile: dotati di prese Usb per ricaricare l’iPad, permettono di decidere il verso di rotazione dell’acqua e anche il colore, grazie a led integrati nel bordo, e propongono un sistema di pulizia intima che ricorda l’uovo di Alien. Ma soprattutto non funzionano senza energia elettrica, quindi in caso di blackout... L’immagine è in grado di strappare un sorriso nella tragedia dello tsunami del 2011, con centinaia di wc bloccati. 
In trasmissione Tozzi sarà solito usare termini come «nativo digitale» o «autostrade dell’informazione», ma poi afferma che il disco combinatorio dei vecchi telefoni era più comodo ed efficiente delle tastiere numeriche e impediva di sbagliare numero. Ma è solo un momento di debolezza, il ricordo di un passato analogico da parte di un autore che conosce gli innumerevoli vantaggi degli e-book reader, che evitano il consumo di carta e l’inquinamento dovuto alla produzione dei manufatti, ma che ammette anche di non saper rinunciare al profumo della legatura. 
I nativi digitali Tozzi li ha già persi per strada nel paragrafo in cui descrive la serie di passaggi necessari per effettuare un bonifico al telefono, vero simbolo del barocchismo tecnologico attuale. Ora, nessuno fa più bonifici chiamando il numero verde, tutti usano il sito della banca o, addirittura, le apposite app su smartphone. Fare un bonifico, oggi, richiede meno passaggi di quelli necessari a sbloccare le portiere dell’auto del car sharing, un raro caso di tecnologia utile ed ecosostenibile che Tozzi si fregia di aver usato quattro volte. 
Ma il vero problema è, secondo l’autore, l’eccessiva pesantezza dei moderni file Word, che con la possibilità di inserire immagini e altri elementi multimediali sono diventati pesanti come video. Questo è un problema stringente quando ci si trova a dover spedire allegati di grandi dimensioni. Come fare? Per fortuna che c’è Salvatore Aranzulla a spiegarci il funzionamento dei misteriosi siti di file sharing come “WeTransfer” o dei servizi Cloud di Dropbox et similia, che Tozzi ignora. 
Il vero problema di Tecnobarocco è che ricostruisce con precisione geologica i livelli stratigrafici dell’avanzamento tecnologico, ma tende a evidenziare i difetti e le ridondanze della tecnologia moderna, premiando sempre il corrispettivo analogico, perché dotato di minore complessità, di semplicità di utilizzo e di facilità di riparazione. 
In questo dualismo analogico-digitale, vecchio-nuovo, riparabile-sostituibile, Tozzi premia sempre facilità e semplicità. Per Tozzi l’album delle foto è meglio di Flickr, bussola e cartina di Google Maps, un’enciclopedia su Cd-rom (la Treccani è troppo scomoda da consultare) di Wikipedia, ma ciò nonostante ci tiene a precisare di non essere un passatista. 
Quello che non vuole vedere è l’intrinseca democraticità della tecnologia attuale che si fonda proprio su ciò che etichetta come barocchismo. L’esempio è quello dei videofonini, comparsi attorno al 2000 e scomparsi nel giro di una stagione tecnologica perché non incontravano il gusto dei consumatori. Eppure oggi con Skype si possono fare le stesse cose, in modo forse meno diretto, ma democratico: vuoi videochiamare? Installi Skype. Non vuoi? Non lo installi. 
Per questo motivo il tecnobarocco è forse ridondante come i sistemi di sopravvivenza all’interno della navicella spaziale Soyuz: qualsiasi imprevisto accada, puoi quasi sempre sperare di raggiungere il risultato, al di là del tuo grado di conoscenza dello strumento. Questa è la democrazia tecnologia e non è barocca, è possibilistica.  
D’altronde, questo è quanto ci si deve aspettare da un libro che si apre con il water elettronico e si chiude con il paragrafo «Mano nuda & foresta vs carta igienica» che analizza le moderne abitudini igieniche e quelle dei nostri antenati. Con la carta igienica contribuisci all’abbattimento delle foreste di cedro rosso del Canada. Con l’asciugamani a getto d’aria sprechi 1600W di energia elettrica. Cosa userà Tozzi? Le foglie del ficus benjamin del salotto?

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