giovedì 14 maggio 2015
Amartya Sen sulla fame nel mondo
Dietro la fame le verità dell’economia e della politica
di Amartya Sen La Stampa 14.5.15
Il diffuso persistere della fame nel mondo, un mondo molto più ricco di
un tempo, è un problema che racchiude una sfida. Dobbiamo comprendere le
cause sia della fame endemica di cui soffre una quota significativa
della popolazione mondiale sia del ricorrente scoppio di carestie che
uccidono un gran numero di persone e sconvolgono la vita di molte altre.
La prima cosa da chiarire è che occorre considerare la mancanza di cibo
come un problema economico.
è un problema economico piuttosto che un «problema di cibo» in senso
stretto. Oltre 40 anni fa, nel 1981, in un libro intitolato «Povertà e
carestie» ho provato a usare un concetto che ho definito «capacità di
procurarsi il cibo» per spiegare le carestie, ma la stessa idea serve
anche a capire le cause della fame nelle sue diverse declinazioni,
endemica, moderata e a tratti catastrofica.
L’idea di base della capacità di procurarsi il cibo è estremamente
semplice. Poiché il cibo e le altre risorse non sono distribuite
gratuitamente alla popolazione, il loro utilizzo dipende per forza di
cose dal paniere di beni e servizi che ci si può permettere di
acquistare. In un’economia di mercato la variabile che conta è la
quantità di cibo che una persona può acquisire, sia direttamente sia per
averla prodotta nel proprio appezzamento di terra. L’esistenza di
grandi quantità di cibo, nel mondo o sul mercato locale, di per sé non
rende più facile il problema di avere cibo a sufficienza per nutrirsi.
Ciò che possiamo comprare dipende dai nostri introiti e questo, a sua
volta, dipende da quello che abbiamo da vendere.
La fame e la deprivazione sono il risultato del fatto che la gente non
ha cibo a sufficienza, non del fatto che non ce ne sia nel Paese o nella
regione. Bisogna poi considerare anche altri fattori, compresa la
distribuzione del cibo all’interno della famiglia. Non tutti i suoi
membri hanno delle entrate: non le hanno i bambini e le persone molto
anziane e, in molte società, le donne lavorano in casa ma non sono loro a
portare a casa la pagnotta. La condizione dei componenti della famiglia
dipende, quindi, dalle regole che governano la distribuzione del cibo.
L’analisi della situazione, perciò, deve essere allargata e comprendere
le problematiche legate alle norme sociali e alle convenzioni che
stabiliscono chi ha diritto a che cosa.
È per esempio tipico delle società sessiste ritenere che le donne
abbiano meno diritto di attenzione nell’ambito della famiglia rispetto
agli uomini o che le ragazze abbiano meno titoli a ricevere buon cibo o
buone cure mediche e tutto questo dimostra la necessità di ampliare
l’idea di «capacità» rispetto alle regole e alle usanze. Queste
convenzioni e queste norme sulla spartizione del cibo e delle altre
risorse richiedono un attento esame e, molto spesso, riforme ponderate.
La fame e le carestie, infine, non sono influenzate solo da fattori
economici e sanitari, ma anche dal sistema politico. Questo vale
soprattutto per le carestie che si verificano nelle società autoritarie,
dove non c’è alcuna partecipazione al processo decisionale della
politica come avviene invece nelle democrazie. Quando una democrazia è
davvero tale, il governo è soggetto a esame ed esposto alle critiche e
non può consentire che si verifichino le condizioni per una carestia.
Per contro, un dittatore può sopravvivere a una carestia facendo uso del
suo potere. Il verificarsi di una carestia è sempre influenzato dal
sistema politico e in genere si previene grazie alle pratiche della
partecipazione democratica, come elezioni regolari, giornali quotidiani e
media non soggetti a censura.
L’idea della «capacità» degli individui apre quindi la porta a molte
aree d’intervento. Una grande varietà di temi economici, sanitari,
sociali e politici è infatti legata al permanere della fame endemica e
delle ricorrenti carestie. Dobbiamo capire in profondità molti rapporti
di causa ed effetto se vogliamo riuscire a debellare e, infine, a
cancellare lo spettro della fame nel mondo.
Traduzione di Carla Reschia
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