giovedì 21 maggio 2015

La teologia ecologista di Juergen Moltmann

Risultati immagini per Juergen Moltmann
Se la Bibbia diventa ecologista 

Un nuovo modo di leggere il racconto della creazione: l’uomo non è più il centro e il sovrano del mondo ma l’ultimo arrivato su una Terra che è suo dovere tutelare 

Juergen Moltmann La Stampa 21 5 2015

A partire dal tempo del Rinascimento, l’epoca moderna è stata determinata in modo antropocentrico. Si trattava di conoscere la natura nell’interesse di una presa di potere degli uomini sopra le forze della natura e sugli altri esseri viventi. Quindi l’essere umano stava al centro dell’ermeneutica biblica: la sua speciale posizione, la caduta nel peccato e la sua redenzione. Grazie al patto di Dio con il suo popolo, Israele non è forse orientato antropologicamente? Il cristianesimo non è forse comparso come segno dell’incarnazione di Dio che si fa uomo? L’interpretazione storica dell’Antico Testamento e l’interpretazione esistenziale del Nuovo Testamento si sono focalizzate sul destino umano e sull’anima dell’uomo. Oggi invece percepiamo dalla natura stessa della Terra che il paradigma antropocentrico è giunto alla fine. La «crisi ecologica» in alcune parti della Terra è già diventata una catastrofe ecologica. Sta sorgendo un nuovo paradigma che supera la visione moderna antropocentrica. Se finora ci chiedevamo: che cosa significa la natura per l’uomo?, adesso la domanda si capovolge: che cosa significa il genere umano per la natura?
È un cambiamento di prospettiva che viene bene espresso da una vecchia barzelletta. Due pianeti si incontrano nello spazio cosmico e uno domanda all’altro: «Come stai?», e questo risponde: «Sto abbastanza male, ho l’Homo sapiens». Il primo lo tranquillizza: «È una brutta cosa. L’ho avuta anch’io, ma consolati, è una malattia che passa e se ne va». Questa è la nuova prospettiva sul genere umano. O questa malattia planetaria provocata dal genere umano passa, perché gli uomini distruggono sé stessi, oppure passa perché gli uomini diventano saggi e guariscono le ferite che fino a oggi hanno inflitto al pianeta Terra. [...]
Custodire il creato
Il tema di questa relazione ha per titolo: «Custodire il creato, coltivare l’umano». Ma prima che gli uomini cominciassero a «custodire e coltivare» la Terra e prima che in qualche modo prendessero il dominio sul mondo o la responsabilità della creazione, la Terra si è presa cura di noi. È la Terra ad aver creato le condizioni favorevoli alla vita per il genere umano e ad averle garantite fino a oggi. Non è la Terra che è stata affidata a noi, piuttosto siamo noi che siamo stati affidati alla Terra. La Terra può vivere senza gli uomini e lo ha fatto per milioni di anni, noi invece non possiamo vivere senza di lei e la sua biosfera. Possiamo provarlo ripercorrendo la lettura moderna del racconto biblico della creazione: i racconti biblici di Genesi 1 e 2 sono profondamente radicati nella coscienza e nell’inconscio dell’uomo occidentale. 

1. La lettura tradizionale antropocentrica del racconto della creazione
Secondo questo modo di leggere la Bibbia, l’uomo è l’ultima creatura di Dio e il «coronamento della creazione», tutto è creato a motivo dell’uomo, poiché solo l’uomo è creato «a immagine di Dio» ed è destinato a dominare sulla Terra e su tutte le creature terrestri: «soggiogate la Terra, dominate […] sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra» (Gen 1,28). Imago Dei e dominium terrae sono i termini caratteristici. Secondo il Salmo 8,7 Dio ha posto l’essere umano come signore sopra le opere delle sue mani: «tutto hai posto sotto i suoi piedi». Quindi l’uomo è il re della Terra e come un faraone ci si attende che debba «sottomettere» ogni cosa. 
Nel giardino di Dio
Ma nel secondo racconto della creazione l’uomo è visto piuttosto come un giardiniere nel suo rapporto con la Terra, e deve «coltivare e custodire» l’Eden come giardino di Dio. Tutto ciò suona molto più saggio, ma egualmente l’uomo appare come il soggetto e la Terra come suo oggetto, insieme a tutte le altre creature terrestri. [...]

2. Il nuovo modo ecologico di leggere la creazione
Secondo il nuovo modo ecologico di leggere il racconto della creazione, l’uomo è l’ultima creatura di Dio e quindi è la creatura che dipende più di tutte le altre. Per vivere l’uomo ha bisogno degli animali e delle piante, ha bisogno della terra, dell’aria e dell’acqua. Ha bisogno del giorno e della notte, del sole, della luna e delle stelle: la sua esistenza è condizionata dalla luce e senza tutto questo non potrebbe vivere. Gli esseri umani esistono, perché esistono tutti questi altri esseri. Queste altre creature possono vivere anche senza gli esseri umani, ma l’uomo non può vivere senza di esse. Quindi l’uomo non può immaginare di essere il sovrano divino o il solitario giardiniere rispetto a tutte le altre creature. 
La teologia ecologica
L’uomo è anzitutto una creatura nell’insieme di tutta una grande comunità di creature ed è parte della natura. Solo all’interno di questa grande comunità creaturale l’uomo può prendere coscienza della sua posizione e dei suoi compiti specifici rispetto alle altre creature. Prima che in lui venga insufflato l’«alito» divino e così divenga «essere vivente», secondo quanto dice il secondo racconto della creazione, l’uomo è «polvere del suolo» (Gen
. 2,7). Prima che gli uomini comincino a «custodire e coltivare la Terra», devono sapere che dovranno «ritornare alla Terra, perché da essa sono stati tratti» (Gen. 3,19). L’arroganza del potere sopra la natura e la libertà di fare con essa ciò che si vuole non compete al genere umano, bensì gli si addice una «umiltà cosmica», come Richard Bauckham chiama l’atteggiamento di fronte alla natura, che si ricava dal grande poema della creazione contenuto nel libro di Giobbe ai capitoli 38-40: «Quando ponevo le fondamenta della Terra, tu dov’eri? […] Puoi tu annodare i legami delle Pleiadi o sciogliere i vincoli di Orione?» (Giobbe 38,4.31). E Giobbe risponde:«Ecco, non conto niente: che cosa ti posso rispondere? Mi metto la mano sulla bocca» (Giobbe 40,3).
In base alla Carta della Terra che Leonardo Boff ha redatto nel 2000, la nuova teologia ecologica si fonda su questa affermazione: «L’umanità è parte di un grande universo in continua evoluzione. La Terra, la nostra casa (Heimat), offre uno spazio vitale per una moltiforme comunità di esseri viventi. […] Tutelare la vitalità, la diversità e la bellezza della Terra è un impegno sacro». 

Nessun commento: