Chiunque abbia interesse per il mondo arabo e la cultura islamica dovrebbe leggere al-Jabri. Il pensatore marocchino Mohammed Abed al-Jabri (1936-2010) è stato un protagonista della cultura filosofica del suo tempo, in grado di sistematizzare come forse nessun altro la tradizione arabo-islamica. Credo che leggerlo possa aiutarci a capire due questioni fondamentali. La prima riguarda la natura del pensiero politico arabo-islamico, la sua differenza da quello occidentale, i modi con cui possiamo tentare di distinguere al suo interno. La seconda concerne il rapporto tra le distinzioni interne a tale pensiero e i movimenti e i conflitti politici in Medio Oriente negli ultimi anni.
lunedì 4 maggio 2015
Ragione e modernità nel mondo arabo: Abed al-Jabri
Mohammed Abed al-Jabri: The Formation of Arab Reason. Text,Tradition and the Construction of Modernity in the Arab World, I.B.Tauris, London, pagg. 462, £ 54,50
Risvolto
Since the earliest period of Islamic history, Arab thought has been
dominated by a reverence for tradition and textual analysis. In this
groundbreaking work, the great contemporary Arab philosopher Mohammed
Abed Al-Jabiri seeks to chart a route towards modernity via the
proposition that respect for textualism and tradition are not
inconsistent with rationalism and that both history and philosophy are
key to the evolution of knowledge systems and ways of reasoning in Arab
culture. This book has been an enormous influence within the Arab world
on the 'Islam and Modernity' discourse. It is published here for the
first time in English and provides a fascinating insight into the
currents of contemporary Arab thought.
Nel mondo islamico di al-Jabri
Chiunque abbia interesse per il mondo arabo e la cultura islamica dovrebbe leggerlo
di Sebastiano Maffettone Il Sole Domenica 3.5.15
Chiunque abbia interesse per il mondo arabo e la cultura islamica dovrebbe leggere al-Jabri. Il pensatore marocchino Mohammed Abed al-Jabri (1936-2010) è stato un protagonista della cultura filosofica del suo tempo, in grado di sistematizzare come forse nessun altro la tradizione arabo-islamica. Credo che leggerlo possa aiutarci a capire due questioni fondamentali. La prima riguarda la natura del pensiero politico arabo-islamico, la sua differenza da quello occidentale, i modi con cui possiamo tentare di distinguere al suo interno. La seconda concerne il rapporto tra le distinzioni interne a tale pensiero e i movimenti e i conflitti politici in Medio Oriente negli ultimi anni.
Chiunque abbia interesse per il mondo arabo e la cultura islamica dovrebbe leggere al-Jabri. Il pensatore marocchino Mohammed Abed al-Jabri (1936-2010) è stato un protagonista della cultura filosofica del suo tempo, in grado di sistematizzare come forse nessun altro la tradizione arabo-islamica. Credo che leggerlo possa aiutarci a capire due questioni fondamentali. La prima riguarda la natura del pensiero politico arabo-islamico, la sua differenza da quello occidentale, i modi con cui possiamo tentare di distinguere al suo interno. La seconda concerne il rapporto tra le distinzioni interne a tale pensiero e i movimenti e i conflitti politici in Medio Oriente negli ultimi anni.
Al-Jabri, nel suo autorevole trattato The Formation of Arab Reason,
distingue la cultura araba da quella occidentale dal punto di vista
dell’episteme. La cultura occidentale, dalla sua origine greco-romana in
poi, sarebbe dominata dal rapporto tra mente umana e natura, un
rapporto che consente un’apertura permanente al diverso da sé e in
ultima analisi al progresso scientifico. La medesima dualità, che in
Occidente esiste tra umano e natura, nel mondo arabo-islamico diventa
invece dualità tra umano e divino. La struttura profonda, l’episteme,
della cultura araba in questi termini diventa tutta interna
all’interpretazione dei testi religiosi e, secondo questa visione, è una
cultura del fiqh, cioè dell’ermeneutica giuridica e religiosa. Per cui,
se la cultura occidentale è la cultura della filosofia e della scienza,
quella arabo-islamica è invece quella dei diversi processi
interpretativi della parola sacra in lingua araba. Tutto si svolgerebbe,
nel mondo arabo-islamico, all’interno di questa enclosure.
Questa è la causa più chiara della crisi e di quel declino che pervade
il pensiero arabo contemporaneo. Allo stesso tempo questa vicenda spiega
come mai il riscatto dal declino sia cercato nell’universo di
discorso-potere islamico, dando luogo al paradosso di chi cerca il
futuro nel passato e immagina l’età prossima ventura della fine della
crisi in termini di ritorno a un passato più o meno immaginario. Ogni
forma di progresso e ogni sforzo di modernizzazione diventa in questo
modo difficile, costretti come sono gli arabi a barcamenarsi tra una
conciliazione improbabile con la natura e la scienza da una parte e una
tradizione religiosa chiusa e talvolta ostile, come spesso accade
soprattutto nel mondo ermetico e sufi cui appartengono importanti
filosofi e teologi musulmani.
Tutto ciò spiega quanto sia complicato accostare la filosofia politica
arabo-islamica contemporanea, consapevoli come siamo che la filosofia
politica, in quanto tale, è un prodotto accademico occidentale. E spiega
anche come un nodo del pensiero politico arabo sia il rapporto con
l’Occidente e le sue istituzioni, nodo reso più complesso dalla tragedia
del colonialismo. Per cui, ancora oggi una questione fondamentale
all’interno del pensiero politico arabo è quella che cerca di
giustificare la possibilità di un impatto diverso con la modernità tra
Occidente e mondo arabo
Una volta compresa la centralità della questione religiosa, una
divisione tra diversi atteggiamenti filosofico-politici arabi può essere
così concepita: (1) posizioni secolariste, che insistono sul
differenziale Est-Ovest e sul vantaggio cognitivo e competitivo che
l’Occidente ha ottenuto separando politica e religione, e insistono
sulla necessità di seguirlo su questa strada; (2)posizioni islamiste,
che attribuiscono il declino presente all’abbandono della retta via
della tradizione, dovuto all’occidentalizzazione che comporta corruzione
e immoralità, e naturalmente predicano un futuro tutto islamico;
(3)riformatori islamici, che cercano una terza via, in grado di
conciliare le prime due visioni contrapposte. Su queste premesse non è
difficile sostenere che solo i riformatori islamici offrono - se non
altro a breve - l’opzione più interessante. Anche solo intuitivamente,
infatti, è facile constatare che i secolaristi – al di là dell’argomento
di Jabri- non sono espressivi della cultura di cui stiamo parlando e
che i radicali islamisti - al di là dell’implausibilità delle loro tesi-
non rappresentano per noi una opzione dialogica. Il femminismo
islamico, per fare un esempio, conferma ampiamente questa impressione,
essendo quasi impossibile raggiungere risultati che affermino diritti
delle donne nel mondo arabo al di fuori della piattaforma islamica.
Il secondo aspetto, su cui credo che la lettura di al-Jabri, sia di
grande supporto riguarda la possibilità di vedere la linea
interpretativa – che il nostro sponsorizza - come capace di farci
comprendere alcune distinzioni fondamentali interne al mondo arabo con
le loro ricadute nei conflitti politici attuali. Finora, ho insistito
sul fatto che nella cultura araba la legittimazione avviene solo
all’interno di un orizzonte in senso lato teologico. Questo fatto
costituisce un elemento unificante. Le distinzioni interne al mondo
culturale arabo sopravvengono – seguendo al-Jabri- quando si discutono i
modi di arrivare alla conoscenza di dio che, secondo alcuni, ha luogo
attraverso la conoscenza del mondo e secondo altri, è l’altra faccia
della profezia. Per dirla in altro modo, nel primo caso il divino e a
stretto contatto della ragione, nel secondo invece lo è della
spiritualità e dell’anima in un orizzonte segnato dal misticismo
ermetico. Per al-Jabri,il modo ermetico-mistico si riconosce soprattutto
nelle scuole sufi, da lui lungamente analizzate e, in fin dei conti,
nell’universo sciita. Quello che – a mio avviso - si può ipotizzare in
proposito è qualcosa di ulteriore. Riguarda il legame tra le tecniche di
illuminazione gnostica, che caratterizzano l’ermetismo mistico, e
l’insorgere della violenza nel mondo arabo-islamico. Questa violenzaè
ben presente anche nel mondo sunnita, e non riguarda solo sufi e sciiti.
Ma anche nel mondo sunnita violento opera una rottura epistemologica
simile a quella individuata da al-Jabri, una rottura in cui la
frammentazione gnostica ed ermetica del discorso conduce
all’impossibilità della mediazione razionale e quindi alla violenza.
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