mercoledì 24 giugno 2015

Scienza e società: una raccolta di saggi per Marcello Cini

Per una scienza critica.
Marcello Cini e il presente: filosofia, storia e politiche della ricercaPer una scienza critica. Marcello Cini e il presente: filosofia, storia e politiche della ricerca, a cura di: Elena Gagliasso, Mattia Della Rocca, Rosanna Memoli, ETS
Risvolto

Marcello Cini, fisico ed epistemologo, negli anni ’70 del XX secolo introdusse in Italia un pensiero critico e autocritico sulla scienza, che metteva duramente in discussione il dogma della sua neutralità. L’opera di Cini sollevò polemiche aspre anche perché sembrava minacciare l’oggettività e la fiducia nella razionalità sovraindividuale. Ma se la scienza non era più neutrale, certo non era ridotta al rango di opinione: metodo e coerenza di spiegazioni e sperimentazioni erano fuori questione. Si trattava di fare della scienza e del suo uso qualcosa di critico, disvelandone i nessi con la società, l’economia e la politica, e così le sue connessioni con gli interessi e le ideologie dominanti. 
Sorge oggi l’esigenza di raccontare la sua vita e le sue opere, e di riprendere il filo delle sue idee. I saggi raccolti in questo volume si tendono tra due poli: parlano di Cini e parlano con Cini, percorrendo i piani della riflessione sociale, dell’epistemologia, della storia e delle politiche della ricerca. 

Con saggi di: Gianni Battimelli, Marcello Buiatti, Leonardo Cannavò, Luciana Castellina, Guglielmo Chiodi, Rosalba Conserva, Uliano Conti, Mattia Della Rocca, Elena Gagliasso, Pietro Greco, Alfonso Maurizio Iacono, Ignazio Licata, Gianni Losito, Michela Mayer, Carlo Maurizio Modenesi, Giorgio Parisi, Rosanna Memoli, Walter Tocci. 

Elena Gagliasso, docente di Filosofia della Scienza della Sapienza - Università di Roma. Tra i suoi ultimi testi: Confini aperti. Il rapporto esterno/interno in biologia (2013), Metafore del vivente (2010), Il genere nel paesaggio scientifico (2008).
Mattia Della Rocca, dottorando in Filosofia presso l’Università di Pisa. Tra le sue ultime pubblicazioni: Appunti critici sul neuroessenzialismo, in «Scienza e Società» (2014).
Rosanna Memoli è stata docente di Metodologia e Tecniche della Ricerca Sociale e direttrice del Centro di Ricerca in Metodologia delle Scienze (CERMS) presso la Sapienza - Università di Roma. Tra le pubblicazioni più recenti: Scienza e Scienziati: colloqui interdisciplinari (con E. Gagliasso e M.E. Pontecorvo) (2011); Informing people about CCS: a review of social research studies (con S.Vercelli et al.), in «Energy Procedia» (2013); Intersezioni tra discipline: elaborare concetti per la ricerca sociale (a cura ) (2014).



Una mente scomoda 
Raccolte. L’antologia «Per una scienza critica. Marcello Cini e il presente: filosofia, storia e politiche della ricerca», per le edizioni ETS. Diciannove scritti di un imprescindibile «cattivo maestro»

Andrea Capocci il Manifesto 24.6.2015
«A cinquant’anni, guar­dan­dosi allo spec­chio, uno si trova davanti un per­so­nag­gio sul quale ci sarebbe molto da ridire», scri­veva Mar­cello Cini nel 2001. Non fosse scom­parso tre anni fa, oggi ne avrebbe novan­ta­due, e mol­tis­simo da ridire. Senza dub­bio, il «per­so­nag­gio Cini» ha ancora tanto da rac­con­tare a chi lo la letto ieri o comin­cia a farlo oggi. Soprat­tutto, a que­sti ultimi risul­terà utile il libro appena pub­bli­cato dalle Edi­zioni ETS, Per una scienza cri­tica. Mar­cello Cini e il pre­sente: filo­so­fia, sto­ria e poli­ti­che della ricerca, anto­lo­gia di dician­nove saggi curata da Elena Gagliasso, Mat­tia Della Rocca e Rosanna Memoli. I con­tri­buti rac­colti rico­strui­scono il per­corso scien­ti­fico, poli­tico e filo­so­fico di Cini e lo met­tono alla prova su diverse que­stioni attuali, dalle neu­ro­scienze alla non-neutralità del para­digma eco­no­mico dominante. 

Pro­prio sull’espressione «non-neutralità», Cini aveva una sorta di copy­right. Ci sono diversi modi di cri­ti­care la scienza e gli scien­ziati, ma chi ne mette in discus­sione la «neu­tra­lità» fa quasi sem­pre rife­ri­mento a un cele­bre e stra­nis­simo libro, L’ape e l’architetto, che Fel­tri­nelli pub­blicò nel 1976, l’editore Fran­coAn­geli nel 2011 e che valse a Cini la fama di «cat­tivo mae­stro».
L’Ape, infatti, è una rac­colta di arti­coli scritti da lui, cin­quan­tenne e affer­mato docente di fisica teo­rica alla Sapienza, e da tre gio­vani col­le­ghi (Gio­vanni Cic­cotti, Miche­lan­gelo De Maria e Gio­vanni Jona-Lasinio). Vi si sostiene che la scienza, per­sino la fisica teo­rica più astratta, sia ideo­lo­gi­ca­mente influen­zata dal con­te­sto capi­ta­li­stico in cui opera. Dun­que, non rap­pre­senta di per sé un fat­tore di pro­gresso sociale, come invece si rite­neva anche nel Pci «sviluppista». 

Quella tesi fece discu­tere mol­tis­simo e Elena Gagliasso, nel sag­gio cen­trale del libro, ne spiega bene la ragione. La cri­tica di Cini e com­pa­gni indi­vi­duava il ruolo che la strut­tura sociale svolge nella sele­zione dei para­digmi scien­ti­fici domi­nanti. Tut­ta­via, non cadeva mai nell’irrazionalismo, cioè nel rap­pre­sen­tare la scienza come un insieme di con­ven­zioni del tutto arbi­tra­rie o, peg­gio, mani­po­late – attac­chi di que­sto genere, come quella di Feye­ra­bend che para­go­nava la scienza all’astrologia, si erano rive­lati piut­to­sto inno­cui. L’analisi dell’Ape veniva dall’interno della scienza, pren­deva sul serio il lavoro degli scien­ziati e non rispar­miava né quelli pro­gres­si­sti né quelli più bravi. Era una cri­tica auto­re­vole, quindi pericolosa. 
Cini, infatti, era uno scien­ziato di primo livello. Ordi­na­rio a soli tren­ta­tré anni, col­la­bo­rava con i migliori stu­diosi degli anni ’50 e ’60 sulla fisica delle alte ener­gie. «Ma nell’anno 1968 arrivò pro­prio il Ses­san­totto», scrive Gior­gio Parisi, «fu un grande scon­vol­gi­mento per tutti». Gli ultimi arti­coli sulla fisica delle par­ti­celle ele­men­tari sono del 1969, poi per oltre un decen­nio Cini si occupa a tempo pieno del rap­porto tra scienza e società. Non è un addio alla ricerca pura: innan­zi­tutto, per­ché negli anni ’80 rico­min­cia a occu­parsi dei fon­da­menti delle teo­rie quan­ti­sti­che. In secondo luogo, stu­diare la sto­ria delle teo­rie scien­ti­fi­che all’Istituto di Fisica di Roma non è mai stata con­si­de­rata un’attività acca­de­mica «minore»: sono nume­rosi gli scien­ziati di livello inter­na­zio­nale che, come Gio­vanni Jona-Lasinio, Angelo Vul­piani, Carlo Ber­nar­dini, Fran­ce­sco Guerra, hanno alter­nato la ricerca sto­rica a quella teorica. 
Il decen­nio dei ’70 è comun­que un per­corso tra­va­gliato che lo porta all’espulsione dal Pci e alla fon­da­zione del Mani­fe­sto. Ma con il Par­tito, di cui era stato diri­gente, aveva liti­gato già prima dell’Ape e l’architetto. Quando l’uomo arriva sulla Luna, un suo edi­to­riale sull’Unità inter­rompe il giu­bilo una­nime, ricor­dando che la corsa allo spa­zio di ame­ri­cani e sovie­tici è solo un epi­so­dio della Guerra Fredda, senza reali pro­spet­tive scien­ti­fi­che. I ver­tici del Pci lo redar­gui­scono e per chiu­dere la ten­zone, deve inter­ve­nire Gior­gio Napo­li­tano: il pro­gresso è un treno in corsa e nes­suno disturbi il mano­vra­tore. Di lì a poco, però, i viaggi sulla Luna ces­sano.
Non cessa invece il suo inte­resse per la Big Science. Stu­diando la ricerca spa­ziale e i grandi labo­ra­tori come il Cern, in cui aveva lavo­rato, Cini ana­lizza il legame tra l’organizzazione della ricerca e le sco­perte scien­ti­fi­che che essa genera. 
Nei primi ’70, è dun­que tra i pio­nieri della socio­lo­gia della scienza in Ita­lia, con­tri­buendo a orien­tarla verso l’integrazione tra la sto­ria della scienza e gli studi eco­no­mici e orga­niz­za­tivi.
«La socio­lo­gia della scienza in Ita­lia si è con­for­mata da subito in social stu­dies of science, tech­no­logy and inno­va­tion. In assenza del con­tri­buto del gruppo dell’Ape e l’architetto ciò sarebbe stato pro­ba­bil­mente impos­si­bile», con­clude il socio­logo Leo­nardo Can­navò nel suo con­tri­buto a «Per una scienza critica». 
Cini capi­sce pre­sto che una cri­tica effi­cace deve riguar­dare non solo il pro­dotto finito della scienza, ma anche le regole del sistema in cui esso viene rea­liz­zato. Con que­sta pro­spet­tiva, ha con­ti­nuato a guar­dare per tutta la vita alle dina­mi­che del pro­gresso scien­ti­fico, da quando scrive appunto Il gioco delle regole con Danielle Maz­zo­nis (Fel­tri­nelli, 1981) al Super­mar­ket di Pro­me­teo del 2006 (ed. Codice), dove indi­vi­dua nella pro­prietà intel­let­tuale la moda­lità attuale attra­verso cui gli inte­ressi pri­vati deviano il corso della scienza.
Pie­tro Greco usa giu­sta­mente il tempo pre­sente: «Mar­cello Cini è con­vinto che la cono­scenza non sia ancora un ’bene pub­blico glo­bale’ e di qui la sua cri­tica al sistema scien­ti­fico con­tem­po­ra­neo: ma è anche con­vinto che sia neces­sa­rio ren­derla, per l’appunto, tale». 
Muo­vendo dalle sue radici nove­cen­te­sche, dun­que, Cini ha saputo seguire i cam­bia­menti del suo tempo senza cri­stal­liz­zarsi su posi­zioni di ren­dita. Forse que­sta è la spie­ga­zione di un para­dosso: è arri­vato prima di altri in tanti campi, dalla cri­tica della scienza all’ambientalismo, ma non si è mai dato il tempo di pro­cu­rarsi degli allievi.
«Penso di non essere stato affatto un ’disce­polo’ di Cini, e que­sto per il sem­plice motivo che, al di là degli ste­reo­tipi che sono stati costruiti, Mar­cello non è mai stato in senso pro­prio un ’mae­stro’ (…) nel senso di fon­da­tore di una cor­rente di pen­siero, di crea­tore di una scuola», scrive ad esem­pio lo sto­rico della fisica Gianni Bat­ti­melli. L’assenza di una scuola di pen­siero «ciniana» si per­ce­pi­sce con più forza ora che Cini non c’è, ma di quelle cate­go­rie di pen­siero c’è gran biso­gno. La scienza non ha finito di gene­rare dibat­tito, anzi. 
L’organizzazione sociale dell’impresa scien­ti­fica è oggi in con­ti­nua discus­sione, tra pre­ca­rietà dei ricer­ca­tori, ricerca di una metrica di valu­ta­zione con­di­visa, pri­va­tiz­za­zione e defi­nan­zia­mento.
Quali siano gli obiet­tivi della ricerca scien­ti­fica è una domanda che si pone anche ai livelli isti­tu­zio­nali più alti. Ad esem­pio, cen­ti­naia di neu­ro­scien­ziati che col­la­bo­rano al pro­getto euro­peo più ambi­zioso del momento, lo Human Brain Pro­ject finan­ziato con un miliardo di euro per dieci anni, hanno fir­mato un appello per chie­dere che la ricerca sul cer­vello non si limiti allo svi­luppo di simu­la­zioni com­pu­te­riz­zate, nono­stante le pos­si­bili rica­dute commerciali. 
Stu­diare il cer­vello è un’opportunità o una minac­cia? «Rischiamo di ritro­varci persi in una nuvola di nuova supe­riore stre­go­ne­ria scien­ti­fica all’interno della quale le grandi pro­messe susci­tate dai pro­getti di big science neu­ro­scien­ti­fica (…) si rive­lano essere det­tate piut­to­sto da moti­va­zioni ed esi­genze eco­no­mi­che», scrive Mat­tia della Rocca, in uno dei saggi più «futu­ri­bili» della rac­colta. Pro­prio alle neu­ro­scienze si era inte­res­sato Cini nei suoi ultimi anni. 
In sua assenza, la cri­tica della scienza nel dibat­tito pub­blico sta assu­mendo spesso dei toni cari­ca­tu­rali. Le giu­ste cam­pa­gne con­tro lo stra­po­tere delle cor­po­ra­tion in ambito far­ma­ceu­tico o agroa­li­men­tare oggi ali­men­tano anche la dif­fu­sione di pra­ti­che pseu­do­scien­ti­fi­che truf­fal­dine e pro­te­zio­ni­smi eco­no­mici. Pro­li­fe­rano le teo­rie del com­plotto a carico degli esperti in ogni campo, che Beppe Grillo ha saputo orga­niz­zare in un par­tito poli­tico.
Tale deriva del dibat­tito pub­blico accre­dita una rap­pre­sen­ta­zione paro­di­stica e deni­gra­to­ria del lavoro dei ricer­ca­tori. Di con­se­guenza, que­sti a loro volta per­dono legit­ti­ma­zione e il con­creto soste­gno pub­blico e pri­vato. La cat­tiva cri­tica della scienza, dun­que, dan­neg­gia soprat­tutto la ricerca migliore. Qual­cuno disturbi il mano­vra­tore, o il treno dera­glierà di certo.

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