sabato 10 ottobre 2015

Libri dalla Germania: verso la Buchmesse


Buchmesse, e se ora il libro riparte?
Giuliano Vigini Avvenire 12 ottobre 2015

Tutti gli anniversari della Germania 

La guerra, il muro, la riunificazione, i migranti: la Fiera di Francoforte affronta passato e presente del Paese Schneider: «Nella mia vita ho conosciuto tre Berlino. L’ultima è la migliore» 
10 ott 2015  Corriere della Sera Di Ranieri Polese
Questi venticinque anni dalla Riunificazione? Per me sono stati anni felici, i migliori della Germania. Nella mia vita ho conosciuto tre Berlino (e tre Germanie), Berlino Ovest, Berlino Est e ora la Berlino capitale della Germania riunificata. Questa terza Berlino è la migliore in senso assoluto. E penso che questo sia il momento migliore per Berlino e per la Germania tutta». Parla Peter Schneider, già intellettuale di punta della contestazione del ’68, critico da sinistra delle due Germanie, quella occidentale troppo accondiscendente con gli ex-nazisti, quella orientale soffocata da un regime poliziesco. Da poco il suo Gli amori di mia madre è stato tradotto in Italia (L’Orma editore), è la storia della sua famiglia durante e subito dopo la guerra riletta attraverso le lettere della madre. Ora guarda agli sviluppi recenti con interesse: «Spero che lo scandalo Volkswagen possa innescare una crisi di coscienza in Germania; e per quel che riguarda i profughi siriani, ho ammirato la cancelliera Merkel che ha deciso di accoglierli anche contro altri Paesi dell’Ue». 
Alla festa dei tanti anniversari tedeschi — 25 anni dalla Riunificazione, 70 anni dalla fine della guerra, 10 anni di governi Merkel — si sono presentati due scomodi non-invitati: la massiccia migrazione di profughi siriani (ma Angela Merkel ha detto «Wir schaffen das», ce la facciamo, e ne ha accolti varie centinaia di migliaia) e lo scandalo Volkswagen (per i Paesi ostili all’egemonia di Berlino dovrebbe segnare la fine di un’Europa germanizzata, ma la Merkel ha detto che sulla fiducia dei tedeschi questo scandalo ha inciso molto poco). Ma, soprattutto per la questione dei migranti, l’indice di popolarità di Merkel è sensibilmente calato. È comunque in gioco il giudizio dei tedeschi sulla loro storia recente e passata, su come valutano i venticinque anni della Riunificazione, a che punto è la rielaborazione dei ricordi della guerra e dei suoi orrori, e finalmente cosa pensano dei dieci anni di cancellierato di Angela Merkel. A Francoforte ci saranno molti libri su questi temi. Dal romanzo di Jenny Erpenbeck, Gehen, ging, gegangen (edito da Knaus, in Italia l’ha acquistato Sellerio) che affronta il tema dei migranti e dei volontari che si occupano di loro, ai molti libri di storia che rievocano fatti dell’ultima guerra. Come Der totale Rausch – Lo sballo totale (l’ha appena comprato Rizzoli) sull’uso di anfetamine e altre droghe durante il III Reich e tra i soldati al fronte. C’è anche l’agghiacciante ricerca di Florian Huber (pubblicata da Berlin Verlag è già venduta in Spagna Olanda Norvegia) sugli ultimi mesi di guerra quando inviati del partito cercavano di convincere, spesso con successo, i giovanissimi a uccidersi 

pur di non cadere in mano al nemico. Il titolo, tradotto, suona così: Ragazzo, promettimi che ti sparerai. KiWi ha uno dei libri caldi della Fiera (uscirà nella primavera 2016): ricostruisce un episodio avvenuto il 24 marzo del 1945, cinque giorni prima dell’arrivo dell’Armata rossa in Austria, quando, durante un party nel castello di Margit Thyssen al confine con l’Ungheria, gli invitati per divertirsi uccisero a fucilate degli ebrei usati come lavoratori-schiavi. Margit, che aveva sposato il conte ungherese Batthiany, fuggì portando con sé in Svizzera due nazisti suoi amanti; per tutti fu sempre la «Contessa assassina». Ora, il nipote Sasha Batthyany ritorna sui luoghi per riaprire l’indagine e scoprire cosa veramente accadde, e — come dice il titolo del libro — Cosa c’entro io con tutto questo? 


Monumenti & memorie 
Molti anche i titoli sul dopo 1990. Il più divertente è un finto reportage, Oro nero a Warnemünde, 
pubblicato da Aufbau: l’unificazione, scrivono i due autori, non ci fu perché nel 1989 sul Mar Baltico, davanti a Rostock, fu scoperto il più grande giacimento di petrolio al mondo, regalando una incredibile ricchezza alla Germania Est. Venticinque anni dopo, due reporter vanno a visitare il paradiso della Ddr.  
Ma il libro più atteso — l’autore ha già in programma sei incontri alla Fiera — è Germany. Memories of a Nation (H.C.Beck). L’ha scritto l’inglese Neil MacGregor ed è appena uscita la traduzione da H. C. Beck: è un imponente saggio illustrato — proprio come La storia del mondo in 100 oggetti scritto da MacGregor quando era ancora direttore del British Museum — che vuole aiutare a capire la Germania ripercorrendo monumenti, immagini, memorie da Gutenberg a oggi. Monumento-simbolo delle trasformazioni del Paese è l’edificio dei Bundestag a Berlino. Completato nel 1894 sotto il Kaiser Guglielmo II (allora si chiamava Reichstag), ha visto proclamare la Repubblica nel novembre 1918 ma il suo incendio nel febbraio 1933 dette il via alla dittatura di Hitler. Danneggiato dalla guerra, conquistato dall’Armata rossa il 30 aprile 1945 (celebre la foto della bandiera issata dal soldato sovietico), restaurato dopo la Riunificazione dall’inglese Norman Foster, ospita ora il Parlamento della nuova Germania. La cupola in vetro di Foster che permette di vedere le sedute dell’assemblea è il segno, per MacGregor, di un Paese che non vuole più nascondere nulla, e che senza dimenticare il passato — i graffiti dei soldati sovietici sono stati conservati — guarda al futuro.

Cara Germania ti scrivo È uscito in questi giorni dall’editore Nicolai di Berlino 100 Briefe an Deutschland – Cento lettere alla Germania , quasi un giudizio corale su questi venticinque anni. A scriverle sono tedeschi come Gregor Gysi, l’ex capogruppo della Linke, e l’ex ambasciatore Tomas Matussek; ci sono stranieri che hanno vissuto in Germania, come lo scrittore colombiano Hector Abad; ci sono figli e nipoti di immigrati che ormai sono cittadini tedeschi.
Uno di questi, il greco Stamos Papas, laurea in sociologia ad Amburgo, amministratore delegato della Società delle terme Roentgen, scrive: «Cara Germania, hai un cancelliere donna, un ministro delle finanze disabile, un ex ministro degli Esteri omosessuale, un capogruppo parlamentare con radici turche. Sono tutti segni dell’evidente progresso che hai fatto. Ma oggi? I segnali inquietanti si moltiplicano. La tua potenza economica viene impiegata per spingere un piccolo Paese (il mio paese di origine, la Grecia) nella catastrofe economica e umanitaria. Ancora più inquietante è l’affacciarsi di nuovo del sentimento nazionalista e il pericolo reale di far saltare in aria il progetto di pace sul quale si fonda l’Ue. Nella questione greca e in quella dei profughi si affaccia sempre più spesso una faccia orrenda. Per questo, cara Germania, devi stare in guardia, dobbiamo tutti stare in guardia».

Una famiglia tedescaDa poco tradotto in Italia (Sellerio), I Benjamin. Storia di una famiglia tedesca ripercorre le vicende dei fratelli Walter, Dora e Georg Benjamin e della moglie di Georg, Hilde. Dalla Repubblica di Weimar alla guerra (Walter muore suicida mentre cerca di rifugiarsi in Spagna; Dora morirà in Svizzera; Georg, infine, troverà la morte nel campo di Mauthausen) al dopoguerra, quando Hilde con il figlio vivono nella Ddr. Giudice e poi ministro della Giustizia, Hilde dedicherà la sua vita alla caccia agli ex-nazisti. Sulla stampa della Germania Ovest, dove invece i nazisti avevano subito trovato posti di prestigio, fu chiamata «la jena rossa». Attraverso le vite dei Benjamin, l’autore, il giornalista Uwe-Karsten Heye, racconta la storia tedesca, da Weimar agli orrori del regime hitleriano, dalle due Germanie divise fino ai giorni nostri.


       «La notte del 9 novembre 1989 mi trovavo sulla Bornholmer Brücke. La notte in cui è stato aperto il Muro è stata una notte meravigliosa» ci dice Heye. «Anche se nei fatti è stata una sorta di Anschluss della Ddr alla Repubblica Federale, io continuo a essere molto contento della Riunificazione. Certo, all’inizio non si riconobbe quello che tante persone dell’Est avevano fatto, o sperato. Ora, comunque, si comincia a guardare con occhio più lucido e giusto alla Ddr e questo rende lentamente possibile “che cresca insieme ciò che insieme deve stare” come diceva Willy Brandt».

Come giudica la decisione di Angela Merkel di accogliere i migranti siriani? «Con l’arrivo in massa dei profughi è la prima volta che Merkel mostra un suo profilo politico. Riguardo al dibattito se la nave è piena o piuttosto mezza vuota lei ha risposto con la frase “Ce la possiamo fare”, una frase che non ha trovato solo consensi, ma che anzi le ha fatto perdere il primo posto tra i politici più popolari. C’è solo da sperare che la cancelliera non retroceda dalla sua posizione. Per molti osservatori è stato un fatto eccezionale: è la prima volta in cui la Merkel ha preso una decisione senza aspettare i sondaggi, senza cioè sapere prima in che direzione va la maggioranza».
Da oggi fino al 14 febbraio è di scena, al Mart di Rovereto, la videoarte dei Masbedo. Sinfonia di un’esecuzione parte dalla Foresta di Paneveggio, in Val di Fiemme, dove si racconta che Stradivari in persona cercasse gli alberi più adatti alla costruzione dei suoi violini. I Masbedo, Iacopo Bedogni e Nicolò Masazza, si sono immersi in questi luoghi per dare vita al loro ultimo progetto: rappresentare la nascita, la crescita, la morte per poi dar luogo a una rinascita. Dalla morte dell’albero deriva lo strumento musicale nel quale il legno rivive.

Le prime due opere vengono presentate oggi in occasione dell’undicesima Giornata del Contemporaneo. Si parte alle 18 con l’installazione Sinfonia, si prosegue alle 21 con la performance Esecuzione, con sonorizzazione live dei Marlene Kuntz, nel Teatro Zandonai di Rovereto (tutto esaurito). Domani alle 12, la terza opera, Sinfonia di un’esecuzione. La mostra è curata da Gianfranco Maraniello e Denis Isaia. (m. g.)

Signore & signori l’apocalisse non ci sarà 
Il vecchio libro cartaceo tiene, in alcuni Paesi come la Francia è in ripresa. In un insolito clima di ottimismo, si trattano i nuovi titoli di Pamuk, Knausgaard e anche della Ferrante Mario Baudino  Stampa 14 10 2015
Senza libertà di espressione non c’è nessuna altra libertà», dice Salman Rushdie aprendo la Fiera internazionale di Francoforte. Lo scrittore, di cui esce il nuovo romanzo, Two  Years, Eight Months  and Twenty-Eight Nights (Due anni, otto mesi e ventiquattro notti) è stato l’ospite d’onore ieri, per la conferenza stampa che precede l’inaugurazione, mentre per protesta il governo iraniano ha ritirato il suo padiglione nazionale. La «fatwa», la condanna a morte emessa nell’89 dall’iman Khomeini, è a quanto pare ancora valida. Undici editori iraniani, però, hanno coraggiosamente aperto, come di consueto, i loro stand alle contrattazioni, che formalmente cominciano oggi ma già sono state molto attive nei giorni scorsi.
È questa una Fiera che molti vedono come una ripartenza. Per la prima volta dopo anni, il tema del digitale ha perso molta della sua drammaticità, e il Publisher’s Weekly, bibbia degli editori, parla non senza enfasi di una «nuova era». Messi in un angolo i discorsi apocalittici e profetici, si torna a considerare tutte le forme di editoria possibile. L’anno che si chiude ha visto una brusca discesa dell’e-book (in America del 20 per cento) e a seconda dei Paesi un attenuarsi della crisi del libro tradizionale, se non un’inversione di tendenza.
In Italia il mercato scende ancora, ma si prevede che si fermerà a meno due per cento nell’arco dell’anno; in Francia anche grazie alle politiche governative è risalito impetuosamente, mentre in America c’è stato il fallimento clamoroso di Oyster, storica piattaforma specializzata in e-book, e la crisi di Scribd, il più importante rivale. Risultato: anche Amazon (per la quale i libri sono ormai una piccola parte del fatturato) fa meno paura, e nessuno nutre particolari timori che possa divorare il mercato. «Dopo due anni è tornata una vivacità che si era un po’ appannata - dice ad esempio Stefano Mauri, presidente del Gruppo Gems, che celebra i dieci anni con una grande festa, ospite d’onore Claudio Magris -. Gli anglosassoni sembrano rivitalizzati. Ci sono state molte proposte già nei giorni precedenti, e insomma la Fiera promette bene».
Il gruppo ha già acquisito per la Longanesi uno dei titoli considerati «caldi», The Book of Mirrors, primo romanzo scritto in inglese dal romeno Eugen Chirovici. E’ un thriller basato sulla storia di un manoscritto misterioso, che si trascina dietro una scia di sangue: con un tono «tra E. A Poe e Donna Tartt», dice il direttore Giuseppe Strazzeri. Francesca Pathak, publisher di Century (Gruppo Penguin), lo descrive invece come qualcosa che sta fra Dio di illusioni di Donna Tartt e L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafon. Sono in corso aste negli Usa e, con 11 editori coinvolti, in Germania.
Tra gli autori sotto particolare osservazione c’è anche il norvegese Karl Ove Knausgaard, celebre per la sua sterminata autobiografia La mia lotta, suddivisa in sei libri ora pubblicati da Feltrinelli dopo un lancio anni fa di altro editore. Da noi ha appena ricevuto il premio Malaparte, senza diventare un best seller. Il suo agente, Andrew Wiley, sta vendendo i diritti di due nuovi libri: The Morning Star, che racconta di una piccola città dove fa irruzione il male, e quattro volumi non-fiction, dove stagione per stagione lo scrittore annota la sua enciclopedia portatile, «dal chewing gum alle stelle».
Sempre Wiley propone il decimo romanzo del Nobel Orham Pamuk, The Red-Haired Woman, mentre Diane Banks Associates lancia Hibo Wardere, giovane somala riparata a Londra e divenuta alfiere della campagna contro le mutilazioni genitali femminili. Il suo Cut non è però soltanto un manifesto. E’ la storia della mutilazione da lei subita quando aveva sei anni. Ed è un libro drammatico.
Per quanto riguarda l’Italia, occhi puntati su Elena Ferrante. E sempre oggi la conferenza stampa dell’Aie col rapporto sullo stato dell’editoria. Ci sarà anche l’amministratore della nuova Mondadori libri, Enrico Selva Coddè, alla prima uscita pubblica dopo l’acquisizione di Rcs-libri. Nella Halle degli italiani, invece, lo stand Mondadori non c’è. Si è deciso per una presenza più discreta, ed economica, con i soli dirigenti e editor e nell’area business.


Rushdie apre Francoforte “La letteratura non ha paura” Ieri l’inaugurazione della Buchmesse. Porte aperte ai profughi di guerra Attesa per Mondadori e Rcs presenti in fiera dopo la fusioneRAFFAELLA DE SANTIS Repubblica 14 10 2015
Sfidiamo le paure. La letteratura non ha paura». L’inaugurazione della Fiera del Libro di Francoforte è tutta per lui, per Salman Rushdie, lo scrittore britannico di origine indiana colpito ventisei anni fa da una fatwa per i suoi Versetti satanici . Ieri Rushdie ha aperto la sessantasettesima edizione difendendo il ruolo dell’industria editoriale nell’opporsi a chi vuole mettere a tacere la libertà di espressione. Scrittori, traduttori, editori, sono loro i “guardiani della libertà”, ha detto.
La più grande fiera libraria del mondo si apre dunque all’insegna della polemica. Una settimana fa il ministro della Cultura iraniano aveva annunciato il boicottaggio della fiera per contestare la scelta di aver invitato Rushdie. Dopo l’annuncio ufficiale però almeno una decina di editori iraniani hanno fatto sapere che parteciperanno ugualmente all’evento. La Fiera prenderà il via oggi e andrà avanti fino a domenica, ospitando 7.300 espositori provenienti da oltre 100 paesi. Sono almeno 300 mila i visitatori attesi. «Viviamo tempi di conflitti violenti. Cosa può fare l’industria del libro?». Così Juergen Boos, direttore della Buchmesse, ha difeso ieri nel suo discorso le scelta di invitare Rushdie, legandone la presenza alla missione democratica della letteratura: «La libertà di parola non è una virtù astratta», ha detto Boos. «Non sono contento del boicottaggio dell’Iran, perché ci fa perdere un’altra opportunità di dialogo tra colleghi».
A Francoforte, nel tempio delle trattative commerciali tra editori di tutto il mondo, nel luogo in cui editor, agenti letterari, scout, si incontrano per vendere e comprare diritti e concludere affari, si sente il bisogno di ricordare che la missione di un libro è più sociale che commerciale. Boos l’ha definita «una delle edizioni più politiche». Temi centrali saranno libertà di pensiero e migrazioni, dibattuti in oltre quattromila appuntamenti. La fiera ha deciso di aprire le porte ai profughi arrivati in Germania, che disporranno di un ingresso gratuito. Il fatto che il paese ospite d’onore quest’anno sia l’Indonesia, il più grande paese musulmano al mondo, sarà l’occasione per discutere di confini e barriere culturali, dialogo ed estremismo. Quest’anno anche dal punto di vista della logistica degli stand c’è stata una piccola rivoluzione: «Abbiamo spostato l’editoria anglo- americana dal centro delle cose, e questo ha prodotto un effetto domino nel resto dei padiglioni», ha detto Boos.
La Buchmesse servirà anche a testare l’interesse della nostra industria editoriale nel mondo. Gli espositori italiani saranno insieme ai paesi scandinavi, all’Olanda e ai paesi dell’est europeo. Poi ci sarà la tradizionale collettiva realizzata dall’Associazione italiana editori (Aie), che all’interno del suo stand esporrà 1300 titoli e quarantasette editori italiani. Ad inaugurare lo Spazio Italia intervengono oggi Ilaria Borletti Buitoni, sottosegretario al ministero dei Beni e delle Attività culturali, e il presidente dell’Aie Federico Motta. La curiosità naturalmente sarà capire come lavoreranno Mondadori e Rizzoli dopo la fusione. Faranno gioco di squadra o manterranno un’autonomia di gestione? Le due case editrici non hanno quest’anno un proprio stand-vetrina, ma solo postazioni di lavoro dove intavolare le trattative. Tra l’altro, Mondadori sarà nella Halle 4, separata dagli altri italiani. Ieri Rushdie ha appoggiato su Twitter gli autori indiani che hanno riconsegnato premi nazionali in segno di protesta contro l’uccisione di scrittori da parte di estremisti. Alla Buchmesse ha detto: «La letteratura non ha guerrieri né carri armati, ma si rifiuta di accettare il mondo così com’è».

Nessun commento: