venerdì 29 gennaio 2016

Altri Lager, altre Memorie

La guardia, il poeta e l'investigatore
Laddove sarebbe necessaria una Giornata della Memoria del genere umano, senza suprematismi [SGA].

Jungmyung Lee: La guardia, il poeta e l’investigatore, Sellerio, pagine 388, euro 16,00

Risvolto
In un campo di prigionia giapponese durante la seconda guerra mondiale si può morire per amore dell’arte e della letteratura. Un omicidio, una intricata cospirazione, due guardie, un giovane poeta e i suoi versi clandestini. «Con questo romanzo Jung-myung Lee celebra il potere della poesia, dei libri e della lettura e ci fornisce un “sesto senso” capace di alleviare e trasformare anche i periodi più bui» (Independent).
Traduzione dal coreano di Benedetta Merlini
Titolo originale: 별을 스치는 바람

Nel 1944 la Corea è sotto l’occupazione giapponese, e nella prigione di Fukuoka non si permette ai detenuti coreani di usare la propria lingua. Un uomo, una guardia carceraria, viene trovato brutalmente assassinato, e un giovane collega dall’animo sensibile e letterario viene incaricato di condurre l’indagine e trovare il colpevole. La vittima era temuta e odiata per la sua brutalità, ma quando l’improvvisato investigatore avvia la sua inchiesta interrogando custodi e detenuti, ricostruendo poco a poco i movimenti degli ultimi mesi, un diverso e sorprendente scenario si impone alla sua attenzione. Dall’inchiesta sull’uomo emerge il passato di un povero analfabeta orfano dei genitori, il faticoso riscatto attraverso il lavoro, la carriera nella prigione, la scoperta di una passione inaspettata, il ruolo di «censore» con l’incarico di controllare la corrispondenza in entrata e in uscita dal carcere. E soprattutto il legame con un detenuto particolare, un famoso poeta coreano, autore di scritti sovversivi. E proprio attorno al poeta ruota l’intera vicenda: nel corso dei suoi interrogatori il giovane si trova a parlare sempre di più con il prigioniero e, come prima di lui la guardia assassinata, a immergersi in un dialogo fatto di letteratura, d’arte, di libertà. Si scopre a desiderare la bellezza dei suoi versi clandestini, a subire il potere eccitante e al tempo stesso rasserenante della parola poetica.

Calibrando suspense e ricostruzione storica, dolore e dolcezza, il romanzo dipinge un universo di contrasti: le condizioni dei detenuti obbligati ad abolire il proprio nome, la costante violenza fisica e psicologica alla quale sono sottomessi, il raggio di luce dei poemi del poeta realmente esistito Yun Dong-ju le cui parole diventano merce di contrabbando, balsamo di speranza, sfida provocatoria e coraggiosa alla crudeltà degli esseri umani. 

Jung-myung Lee ha studiato letteratura coreana e dopo la laurea ha lavorato come giornalista. Il suo esordio del 2006, il romanzo The Deep-Rooted Tree, ha aperto una nuova stagione della narrativa coreana contemporanea, ed è stato trasposto nel 2011 in una serie televisiva. Sono seguiti altri quattro romanzi, che lo hanno reso uno degli autori più rispettati e popolari della Corea del Sud.

La guardia, il poeta e l’investigatore ha venduto oltre un milione di copie ed è stato tradotto in numerosi paesi.

Daniela Pizzigalli Avvenire 28 gennaio 2016

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