sabato 16 gennaio 2016

Gaudì detective

Il segreto di Gaudí Daniel Sànchez Pardos: Il segreto di Gaudí, Corbaccio

Risvolto
Ottobre 1874: Gabriel Camarasa, è appena rientrato con la famiglia in una Spagna attraversata da guerre civili e lotte dinastiche dopo aver trascorso diversi anni in esilio a Londra. Frequenta l’Università di Architettura di Barcellona dove incontra un ragazzo del secondo anno: Antoni Gaudí. Ne diventa amico, ma per tanti versi Gaudí resta un mistero per Gabriel: le sue conoscenze nell’ambito dell’architettura sono decisamente superiori a quelle degli studenti più brillanti e inoltre gli interessi di Antoni spaziano nei campi più vari, dall’esoterismo alla fotografia, dalla botanica ai bassi fondi della città. E quando la vita dei due amici viene sconvolta da un omicidio, le domande che si pone Gabriel si fanno più pressanti: dove passa le notti Gaudí quando di lui si perdono le tracce? Perché sembra conoscere così bene i bassifondi di Barcellona e frequenta individui così poco raccomandabili? Quale segreto conosce che potrebbe portare addirittura alla distruzione della celebre Cattedrale del Mare? Gabriel può veramente fidarsi di lui e della bellissima Fiona Begg, illustratrice che lavora nel giornale del padre di Gabriel, ma che sembra avere ben più confidenza con il geniale Antoni? Sullo sfondo di una Barcellona magica, un potente affresco storico, un romanzo che mescola abilmente realtà e finzione travolgendo il lettore con una vicenda d’amicizia e d’amore, di mistero e pericolo difficile da dimenticare. 


Nelle guglie di Gaudí c’è un segreto sanguinario
Gaudí, perfetto detective  Il giovane genio gira tra i bassifondi della Barcellona ottocentesca e indaga su una congiura per uccidere il re di Spagna 
Uno degli aneddoti che meglio illustra lo strano destino di Antoni Gaudí riguarda le circostanze della sua morte. La sera del 7 giugno 1926 lasciò il suo laboratorio all’interno della Sagrada Familia per andare ad assistere alla messa, come era sua abitudine, in una chiesa nel centro di Barcellona. Attraversando distrattamente una strada, venne investito da un tram senza che il conducente se ne rendesse conto. Gaudí aveva 73 anni e un aspetto talmente logoro che le persone accorse in suo aiuto lo scambiarono per un mendicante e lo mandarono all’ospedale dei poveri della Santa Croce. Lì si spense, tre giorni più tardi, l’architetto che il mondo celebra come uno dei geni più originali ed enigmatici della Storia.
Questa immagine del vecchio ascetico che Gaudí fu negli ultimi anni della sua vita è alla base di tante delle leggende che circolano intorno alla sua persona e contrasta vivamente con il giovane rivoluzionario protagonista delle pagine de Il segreto di Gaudí. Certamente pochi artisti moderni si sono fatti portavoce dell’idea dell’arte come sacerdozio, consacrando tutta la vita alla propria opera trasformandola in un’indagine di carattere mistico e spirituale. Gaudí fu un uomo intensamente religioso che si avvicinò all’ortodossia cattolica, dopo essersi interessato in giovinezza ad alcune delle credenze più eterodosse del suo tempo.
Oggi sappiamo che il giovane Gaudí fu una persona molto diversa dall’artista che tutti noi conosciamo. Coloro che lo incontrarono quando ancora era uno studente lo ricordano come un dandy con una passione per il buon cibo, gli abiti eleganti, e tutti i tipi di intrattenimento che Barcellona poteva offrire. Altri ne ricordano le spiccate tendenze anticlericali. Gaudí era un giovane affascinato dalla scienza, dalla tecnologia, dalla fotografia che frequentava assiduamente sia il teatro della Rambla sia le taverne del Raval. I suoi capelli rossicci e i suoi occhi azzurri non passavano inosservati in una città che cominciava solo allora a intuire il suo futuro carattere cosmopolita, e il suo vanto intellettuale era tale da spingere uno dei suoi professori ad affermare di non sapere se Gaudí fosse uno sciocco o un genio.
Per via delle sue idee si tende ad associare spesso Gaudí alla massoneria. E rintracciare nelle sue opere elementi massonici è diventato il passatempo prediletto degli amanti della architettura di Barcellona, così come individuare rimandi all’esoterismo, alla numerologia e alla geometria sacra. Quello che sembra certo è il suo rapporto con lo spiritismo grazie anche al fatto che Barcellona divenne uno dei centri più importanti di questa nuova religione. La mescolanza tra scienza e superstizione attrasse subito Gaudí che frequentò numerose sedute spiritiche insieme a una donna straniera della quale si era innamorato senza essere, però, ricambiato. Il sacerdozio artistico che professò negli anni maturi oscurò completamente una vita sentimentale della quale non conosciamo nulla e che io cerco invece di immaginare nel romanzo
L’altra credenza associata a Gaudí è che consumasse sostanza allucinogene. Questo spiegherebbe le immagini sorprendenti che abbondano nelle sue costruzioni e i rimandi espliciti agli allucinogeni come la amanita muscaria che custodisce l’entrata del Park Güell, o le forme vegetali che decorano la Casa Batlló, la Pedrera o la Sagrada Familia. 
Ciò che sappiamo per certo è che al giovane Gaudí interessava la botanica occulta e che conosceva bene le proprietà naturali delle piante. Più avanti divenne seguace dell’abate Kneipp e si avvicinò, tra i primi, al vegetarianesimo, una pratica ritenuta alquanto stravagante nella Spagna dell’epoca.
Questo è esattamente il mistero fondamentale che ho voluto che alimentasse Il segreto di Gaudí. Il mistero di come un giovane di spirito inquieto e dalle tendenze marcatamente eterodosse arrivò a convertirsi, a partire da un determinato momento, in quell’asceta mistico e ossessivo che dedicò gli ultimi quarant’anni della sua vita alla costruzione del tempio espiatorio più sorprendente della nostra epoca. Il mistero di una mente meravigliosa che nel Il segreto di Gaudí ho calato nelle vesti di un originale Sherlock Holmes determinato a risolvere, con la sola forza del ragionamento e dell’osservazione, gli enigmi della vita e della morte nella Barcellona del 1874 che non era molto diversa dalla vecchia Londra vittoriana, con le sue nebbie, le sue fabbriche e la sua costante agitazione politica e sociale.
Il mistero di questo giovane visionario che un giorno avrebbe proposto al mondo i suoi inesauribili enigmi attraverso le forme delle sue insolite, magiche e straordinarie architetture.


«Così ho vinto la sfida col visionario Gaudí» 
5 feb 2016  Libero ALBERTOPEZZINI
Sánchez Pardos dà vita all’enigmatica personalità dell’architetto catalano, solitario ed eccentrico: «Ho coniugato letteratura di genere e qualità narrativa sulle orme di Pérez-Reverte e Ruiz Zafón»

Si chiama Il segreto di Gaudí ( Corbaccio, pp. 462, euro 18,60, traduzione di Claudia Marseguerra) e con molta probabilità diventerà un bestseller anche in Italia. L’ha scritto il filologo Daniel Sánchez Pardos, catalano classe 1979, amante diAntoniGaudí, il creatore della Sagrada Familia, tanto da dedicargli un romanzostoricoche lofa assomigliare a uno dei personaggi di Arturo Pérez-Reverte. Un architetto visionario, un omicidio, unaffrescostoricoambientato in unaBarcellona del 1874 dove la voglia d’indipendenza daMadrid è una sirena che già urla forte. Romanzo storico maconqualcosadipiù: unavena di follia artistica.

La Catalogna diventerà mai indipendente?

«Lasituazionepolitica inCatalogna ècosìcomplessa emutevole che è difficile prevedere cosapossa accadereneiprossimi anni. Personalmente non trovo che l’indipendenza sia auspicabile; un nuovo assetto dellaCatalogna all’interno dellaSpagna, conunmaggioreautogoverno e migliori finanziamenti sarebbe una soluzione molto più vantaggiosa per entrambe le parti».

Chi è per lei Arturo PérezReverte?

«Pérez-Reverte è stato il primo scrittore spagnolo a raggiungereil successo internazionaleinserendonei suoi romanzi un mix di vicende storiche, misteri e avventure: una combinazione che in quel periodo sembravaterrenoesclusivodegliautorianglosassoniecheoggi ormai è parte integrante dell’orizzonte creativo di qualunqueromanzieredelnostroPaese

Dove va oggi la letteratura spagnola?

«Unadelle tendenzepiùinteressantièilboomdinuovi scrittori che simuovono all’interno di generi finora ritenutimarginali o poco valorizzati. Il thriller e il romanzo storico stanno vivendo unmomento di gloria in Spagna, ma anche il genere del terrore, il fantastico, il rosa ela fantascienza vantanoautori sempre più affermati».

PerchéGaudí? Quanto pesò per lui la solitudine?

«La figura e l’opera diGaudí mi hanno incuriosito da sempre. La sua architettura è una delle più strane, complesse e originali che esistano e il fascino percepibile da chiunque vi si accostidimostra che qualcosa resta ancora oggi in grado di toccarci in profondità. La sua personalità, inoltre, ècosìenigmatica da costituire una sfida irresistibile per un romanziere. Gaudí è stato per tutta la vita unuomo incredibilmente solitario e riservato, che non concedeva interviste e a mala penaha lasciato qualcosadi scritto».

Secondo lei era un pazzo, un visionario, un genio, uno scrittore e poeta prestato all’architettura?

«È stato un genio e un visionario, dalmomento che la sua opera trascende il suo tempo e raggiunge vette di originalità, intensità emaestria che lo collocanoall’altezzadei grandiartistidella storia. Non credo fosse pazzo, malgrado una personalità stravagante ed eccentrica. Lo scrittore Daniel Sánchez Pardo, nato a Barcellona nel 1979, davanti all’ingresso della chiesa di SantaMaría delMar. A sinistra, la copertina del romanzo

Certamente fu un poeta a cui non serviva la parola per esprimere idee, fantasie e stati d’animo. I suoiedifici sono poesia fatta pietra e colore».

Cosa legge di solito? Quando scrive? Il successo le ha fatto cambiare abitudini?

«Per quasi 15 anni ho conciliato la letteratura con un lavoroa tempopieno, perciòscrivevo nei fine settimana, durante le vacanze o nelle ore sottratte alsonno. Il successode Il segreto di Gaudími ha permesso di disporre di più tempo per la scrittura e arrivare a lettori di Paesi molto diversi dal mio. Ho una predilezione per la letteratura inglese, ma spazio con uguale piacere dai romanzi di Elena Ferrante all’ultimo poliziesco scandinavo».

La crisi economica che ha attraversato la Spagna sembra tramontata. Come avete fatto a superare la crisi?

«La Spagna non ha superato la crisi. Le banche e le grandi imprese stannoiniziando apareggiare i conti, è vero, ma la gente comune continua a soffrire per il tasso di disoccupazione spaventoso, la generale incertezza lavorativa e ladrammatica perdita di diritti sociali».

Sembra che i romanzi storici in Spagna siano ormai la formula migliore per catturare lettori. Qual è la formula per creare un bestseller storico eperché funziona soprattutto in Spagna?

«Non credo esistano formule per trasformare un romanzo in un successo di vendite, benché sia innegabile che ingredienti quali una buona ambientazione storica, un intreccio ben costruito o scenari potenti e accattivanti attirano sempre più lettori. Autori del calibro di Pérez-Reverte o di CarlosRuiz Zafónhannodimostrato che sipuòscriverenarrativa di qualità senza rinunciare aimigliori elementi della letteratura di genere, come la suspense, l’avventura o la rievocazione storica, e il pubblico continua a preferire questo tipo di romanzimolto più di altre mode che si sono rivelate passeggere».

Quanto contaper lei ilmare?

«Sono nato e ho vissuto per quasi tutta la vita a Barcellona, unacittà portuale la cui storia e il cui carattere non si possono comprenderesenza ilMediterraneo. Il mare fa parte della mia vita, e una passeggiata quotidiana sul lungomare è uno dei piacerimaggiori».      

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