mercoledì 9 marzo 2016

I Longobardi in Italia. "Invasioni barbariche" o migrazioni dei popoli?

I LongobardiClaudio Azzara: I longobardi, il Mulino, pp. 126, euro 11

Risvolto
Il periodo longobardo (VI-XI secolo) è un momento assai significativo della storia d'Italia. Oltre ad aver segnato la prima frammentazione politica della penisola dopo i secoli di unità garantiti da Roma, la presenza longobarda nel centro-nord della penisola e successivamente nei principati meridionali ha lasciato tracce importanti in diversi ambiti, anche sul piano della percezione identitaria di singole regioni. Il volume presenta la storia dei longobardi in una nuova sintesi aggiornata.






 

Poco barbarici Ma l’Italia andò in pezzi 

9 mar 2016  Libero MISKA RUGGERI
Il periodo tra il 476 (fine dell’impero romano d’Occidente) e il 774 (conquista dell’Italia centro-settentrionale da parte dei franchi di Carlo Magno), entro cui si colloca il regno dei longobardi, è sempre stato considerato dalla storiografia poco interessante, «barbarico» e «buio», e manipolato per motivi ideologici. Basti pensare - un esempio tra i tanti possibili - alla tragedia Adelchi di Alessandro Manzoni, che in chiave antiasburgica sottolineava la (inesistente) schiavitù dei romani sotto il giogo degli occupanti nordici (originari della Svezia meridionale, ma alla fine del V secolo stanziati nella Bassa Austria e poi in Pannonia). 
Per fortuna, dagli anni del pioniere Gian Piero Bogne t t i (1902-1963), le cose sono piano piano cambiate e l’attenzione per i longobardi si è fatta viva (dalla grande mostra friulana del 1990 al recente riconoscim ento da parte dell’Unesco di sette siti italiani legati alla gens Langobardorum). Soprattutto, come mostra il volume del medievista Claudio Azzara I longobardi ( il Mulino, pp. 126, euro 11), invece di mettere l’accento sull’estraneità culturale dei sudditi del re Alboino, eretici ariani se non ancora pagani, rispetto ai valori della civilitas romana, si inizia a privilegiare il loro processo di acculturazione romano-cattolica e la fusione con l’elemento autoctono attraverso tutto il VII secolo. 
Certo, subito dopo l’invasione, paragonata dalle fonti a quella dell’Africa settentrionale da parte dei vandali, violenze e saccheggi contro i possessores romani e le chiese (cioè proprio gli ambienti da cui provengono le testimonianze scritte) non mancarono; tuttavia, l’avvicinamento reciproco, favorito da matrimoni misti, dal ripudio dell’arianesimo da parte del re Ariperto (653) e dall’uso del latino, fu rapido, specie nelle città, tutt’altro che abbandonate. I motivi di contiguità, insomma, prevalsero su quelli di frattura. Sotto i longobardi la frantumazione, piuttosto, fu politica; e destinata a durare fino al Risorgimento...

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