lunedì 21 marzo 2016

La democrazia ridotta a "comunicazione": spazio impolitico del narcisismo postmoderno e della manipolazione sistematica

Lunga vita a Twitter e alla #democrazia 

Il social dei messaggi in 140 caratteri compie dieci anni Ha cambiato il mondo ma ora tiranni e calunniatori vorrebbero stravolgerne la trasparenza originaria 
Gianni Riotta Busiarda 21 3 2016
La versione della Bibbia Vulgata di San Girolamo, usata dalla Chiesa per 15 secoli, è il testo che Johann Gutenberg scelse per la sua prima opera a stampa, 1455. Anche Morse, nel 1844, scelse un versetto biblico dai Numeri per il primo telegramma, «Che cosa ha creato Dio!». 51 anni dopo Marconi, battezzando la radio, si limita a far vibrare l’apparecchio «come per un grillo». Dieci anni fa invece, il primo giorno di primavera del 2006, Jack Dorsey, uno dei quattro padri di twitter, lancia dall’account @jack la frase «just setting up my twttr» e apre la stagione nuova della comunicazione, sincopata in 140 caratteri. 
Ci vollero tre anni per raggiungere il primo miliardo di tweet, ora facciamo circolare mezzo miliardo di tweet al giorno, con circa 320 milioni di account umani (febbraio 2016), altri, svela il blogger Andrea Stroppa @andst7 , robot. Per i giornalisti, i siti, chi lavora nell’informazione, le aziende, le istituzioni, – Papa Francesco incluso – i 140 caratteri diventano chiave di accesso al mondo. Più followers di tutti, 85 milioni, per la cantante @katyperry seguita da @justinbieber, 77 milioni, primo dei politici @barackobama, 71 milioni. Quando ho preso a scrivere questo articolo, i tweet inviati il 20 marzo erano 527.915.
Twitter nasce da un’idea di quattro ragazzi, Jack Dorsey, Biz Stone, Evan Williams e Noah Glass e quando ho chiesto a Biz @biz se si aspettassero che tutto il mondo dei media convergesse sui loro tweet, «cinguettii», rispose serafico «Non ci aspettavamo neppure di scambiarci due cretinate tra una birra e l’altra». Twitter non ha avuto, finora, il boom economico e di borsa di Google o di Facebook, gli investitori sono incerti sul business model, come raccogliere pubblicità e profitti, e l’account tecnico @mashabletech, assai seguito nell’industria, ha chiesto irriverente «twitter esisterà tra 5 anni?», http://goo.gl/c4e4d4 sentendosi rispondere secco da @jack, «sì».
Al di là delle fortune economiche, twitter segna per sempre una stagione, punteggiando di icastici segnali politica, cultura, sport, amori tra teen ager. Se @realdonaldtrump riesce a resistere ai critici, in tv e sui giornali, è anche grazie ai suoi tweet, sfottenti, grossolani, diretti. In Italia il portavoce del governo Renzi, Filippo Sensi, clona il suo popolare account @nomfup in diario di bordo romano, (nomfup, sigla inglese «per non sono c… miei») con la rubrica «Cose di lavoro» per le foto dietro le quinte, cronaca in diretta.
Proprio la «diretta twitter» cambia la televisione, facendo di quello che secondo il vecchio guru McLuhan era mezzo a senso unico, ricordate la massima obsoleta «il mezzo è il messaggio»?, uno strumento interattivo. Durante la campagna elettorale italiana 2013 un’équipe dell’Imt di Lucca, in collaborazione con La Stampa e Sky, collega i tweet politici agli avvenimenti, provando in una tavola diventata celebre, come la dichiarazione di Berlusconi a Porta a Porta sull’eliminazione dell’Ici inneschi una tempesta perfetta su twitter, testimoniando la rimonta di Forza Italia sul Pd. Anche l’elezione del leader indiano Modi, che batte il partito storico dei Gandhi, è seguita su twitter dalla rivista Quartz: quando il blu, colore del partito del Congresso, è sopraffatto sulle grafiche tweet dal giallo zafferano di Modi la vittoria è assicurata.
Non c’è ancora prova scientifica dirimente, studiosi di tutto il mondo sono intenti a studiare i Big Data, ma le citazioni del microblog twitter, se accoppiate ai «trends», le ricerche su Google, disegnano una fedele mappa politica. Più sale un candidato o un tema, più li vedremo forti alle urne. @beppe_grillo, due milioni di follower, ne è prova, le elezioni di Napoli, Milano, Roma e Torino saranno conferma.
I critici hanno dapprima snobbato twitter, scambiandone la telegrafica concisione per superficialità. Già il poeta greco Callimaco era convinto che «i lunghi testi sono cosa cattiva», e tutti i Dieci Comandamenti son condensabili tra 5 e 10 tweet, secondo la lingua usata. Ma è il rilancio dei link a rendere twitter formidabile, un indirizzo web rinvia a un libro, un articolo, un saggio. Con i saggi, però, arrivano anche i vandali, i trolls, vagabondi dispettosi che su twitter si divertono a spargere zizzania, calunnie, dissensi, a volte per innocua goliardia, a volte per campagne organizzate di odio. A San Pietroburgo opera una vera e propria fabbrica dei trolls per inquinare il dibattito politico ostile al Cremlino. Due studiosi, Walter Quattrociocchi e Farida Vis, hanno censito le false notizie online, concludendo sgomenti che smentirle è quasi impossibile, online i cittadini invertono il modello dell’informazione analizzato dal filosofo Habermas nel 1962: prima scelgono le opinioni, poi selezionano online i fatti che le sostengono. Il dibattito sul referendum «trivelle» è prova preoccupante di questo trend.
Ogni tweet è custodito alla National Library di Washington, e quando lo raccontai ai miei follower @riotta un arguto utente rispose «Anche questo: CACCA PIPÌ?», sì anche quello. Se brucia la piazza in Turchia l’account @martaottaviani vi porta sulle barricate. Se si spara in Afghanistan @graham_bowley vi connette con i blogger locali a una velocità impossibile prima. Dirà il mercato se anche twitter passerà, come il perduto Friendster con i suoi 120 milioni di utenti, tra i dinosauri della comunicazione. 
Ma la febbrile diretta cui ci ha abituati è ormai parte del canone, come un libro. La sfida per i prossimi dieci anni è dunque far prevalere in 140 battute tolleranza, dialogo, verità su odio, propaganda, menzogna. Una sfida decisiva di libertà, non tecnologica, visto che alla fine di questo articolo i twitter inviati oggi erano 544.859 (l’orologio in diretta perenne http://goo.gl/etFb1I )
Twitter @riotta
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