venerdì 15 aprile 2016

Stevenson a Samoa e le origini della Prima guerra mondiale

Robert Louis Stevenson: Otto anni di guai. Una nota in margine alla storia, a cura di Fabrizio Bagatti, Edizioni Clichy, pp. 280, euro 10

Risvolto

Stabilitosi nelle isole Samoa nel 1889, Stevenson ebbe modo di assistere da un punto di vista diretto alle manovre delle tre superpotenze - Germania, Inghilterra e Stati Uniti -  per assicurarsi il controllo dell’arcipelago. Naturalmente i tre contendenti non  si curavano affatto della situazione esistente fra i nativi che pure erano organizzati in forma di regno con specifici sovrani e abitudini secolari. Indifferenti alle esigenze e alla realtà dei nativi, Germania, Inghilterra e Stati Uniti ricorsero alla «politica delle cannoniere» per installare, con l’appoggio della forze militare, un governo fantoccio che permettesse agli occidentali di guadagnare indisturbati enormi profitti economici.


Quando Germania, Uk e Usa volevano invadere le Samoa

Arriva in Italia «Otto anni di guai», l’inedito del grande narratore che racconta i retroscena di una guerra coloniale nascosta alla storia

Libero 14 Apr 2016 SIMONE PALIAGA
«La stragrande maggioranza dei samoani, come altri popoli timorati di Dio nei rispettivi paesi, è perfettamente soddisfatta dei propri costumi. E, a una condizione, è evidente che potrebbero goderne ben oltre la media umana. Ma quella condizione ora non è più possibile. Più di cento anni fa, seguendo da vicino le orme di Cook, un’invasione regolare di avventurieri ha cominciato a sciamare tra le isole del Pacifico». A scriverlo è Robert Louis Stevenson, uno dei grandi scrittori dell’Ottocento. Eppure le pagine che ora ci ritroviamo tra le mani sono ben diverse da quelle a cui eravamo abituati fin dall’infanzia.
Per noi Stevenson non è altro che l’autore de L’isola del tesoro ode Lo strano caso del dottor Jeckyll e del signor Hyde. Tutt’al più lo conosciamo per aver scritto La Freccia nera. Sempre libri di avventura, comunque. I lettori più appassionati magari hanno gustato il suo saggio in difesa dell’ozio. Eppure lo scrittore scozzese è anche molto altro. Lo prova proprio l’inedito in Italia Otto anni di guai. Una nota in margine alla storia (Edizioni Clichy, pp. 280, euro 10), a cura di Fabrizio Bagatti.
A cavaliere tra saggio etnografico e pamphlet di denuncia, in qualche maniera mostra come questo calvinista di Edimburgo al crepuscolo della sua vita sia diventato uno strenuo difensore dei diritti dei samoani al punto da meritarsi da loro il nomignolo di Tusitala, ovvero «narratore di storie».
Al sua arrivo ad Apia nel 1889, tra queste isole infuriava una guerra civile che sarebbe durata otto anni. A contrapporsi erano tre pretendenti al trono dell’arcipelago. Ma il re veniva, a differenza di quanto accadeva in Europa, eletto. Così per ottenerne i favori i consoli di Inghilterra, Germania e Usa cominciarono a sostenere diversi candidati rivali tra loro al punto da scatenare una guerra civile tra i nativi con un numero rilevante di morti. Uno scenario poi non così lontano dalle Rivoluzioni colorate che fiorivano qualche anno nell’Europa orientale o dalle Primavere arabe. Insomma, nei Mari del Sud si combatteva una guerra per procura tra samoani al fine di portare acqua al mulino di Berlino, Londra o Washington.
«Il vero centro dei guai, il fulcro ribollente in cui langue Samoa, è l’azienda tedesca, la Deutsche Handels und Gesellschaft fur Plantagen Sud-See Inseln zu Hamburg. Questo pezzo di letteratura viene (in pratica) abbreviata in DH&PG. Anche dal ponte di una nave che si avvicini si vede l’isola recarne l’insegna», scrive Stevenson. Eppure non sono loro i soli protagonisti. «Gli Stati Uniti», continua, «sono quelli con le mani più pulite, ma anche le loro non sono immacolate. Fu un’ambigua faccenda quando un avventuriero americano sbarcò con i propri pezzi di artiglieria da una nave da guerra americana e divenne primo ministro del re».
E in tutto il bailamme anche la regina Vittoria non è estranea. «Dovrò dire, nel procedere, di villaggi bombardati dai tedeschi per motivi molto futili; analoga cosa è stata commessa in questi ultimi anni da noi inglesi. Dovrò raccontare come i tedeschi sbarcarono e versarono sangue a Fangalii; fu solo nel 1876 che noi inglesi commettemmo il nostro piccolo sciocco massacro a Maulinuu».
Nella vicenda, che poca eco riceveva in Europa o in America, Stevenson si mise al fianco dei samoani contro i tentativi di inglesi, tedeschi e americani di annettersi l’arcipelago provocando un conflitto intestino, chiamato anche dagli storici la «guerra dei tre consoli». Divenne così, alla pari di Pierre Loti, un sostenitore del differenzialismo delle culture e un acerrimo nemico delle politiche coloniali, sognando che i samoani avessero ancora il tempo e l’occasione di chiamarsi fuori, come la chiama Stevenson, «dall’era della finanza» propria di europei e statunitensi.

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