domenica 24 aprile 2016

Tradotta la Chronica monasterii casinensis

20160412_181544Leone Marsicano e Pietro Diacono: Cronaca Monastero Cassinese, introduzione e traduzione a cura di Francesco Gigante, Ciolfi Editore, pagg.834, euro 30

La storia d’Europa vista da Montecassino
Tradotta per la prima volta la «Cronaca» del celebre monastero fondato da San Benedetto Cuore pulsante del mondo altomedievale circondato da Ostrogoti, Arabi, Normanni e Svevi
Libero 24 Apr 2016 GIANCARLOPERNA
Quando San Benedetto giunse a Montecassino era accompagnato da due angeli e tre corvi. Gli angeli erano il segno della sua santità e i corvi della gratitudine che provava per i neri volatili. Infatti, un corvo gli aveva salvato la vita. Era accaduto a Subiaco, dove il santo viveva in una grotta. Un mattino stava per addentare una pagnotta, dono di Fiorenzo, prete invidioso. Ma era cibo avvelenato e a intuirlo, ispirato dal Signore, fu il pennuto che viveva con Benedetto. Con il becco afferrò il pane e lo gettò in un burrone. Il santo capì l’antifona e lasciò il luogo infido. Puntò a sud e giunse a Montecassino. Sulla cima del monte, trovò un tempio pagano e lo distrusse con animo lieto. Poi, fondò il monastero simbolo del monachesimo occidentale. Era il 529 e Benedetto entrava nel suo cinquantesimo anno.
Tempo dopo, Dio gli predisse che l’Abbazia sarebbe stata distrutta da invasori. Il santo pianse, ma fu rassicurato: Montecassino risorgerà più potente ela Regola benedettina conquisterà il mondo. Anni dopo venne a inginocchiarsi davanti a lui Totila, il re dei Goti. Fu il primo di una serie di grandi della Terra che, con le loro visite penitenziali, fecero di quel Monte il centro politico e spirituale d’Italia. Il cenobio che domina sulla Valle del Liri - e colpisce tuttora per l’imponenza- fu il grande osservatorio di quella fase storica in cui tutto ciò che ribolliva in Europa passava per il Mezzogiorno italiano. Goti e Longobardi, Franchi e Arabi, Normanni e Svevi, Bizantini e Tedeschi del Sacro romano Impero.
Molto sarebbe però rimasto ignoto, se un ragazzetto di 14 anni non fosse approdato al convento nell’anno 1060. Leone, questo il nome del novizio, fu il pupillo di Desiderio, il più illustre degli abati e futuro papa Vittore III. L’adolescente, rampollo della nobiltà marsicana, s’innamorò dell’ordine e del cenobio che lo avevano accolto. A 26 anni divenne bibliotecario dell’Abbazia. Brigò perché Desiderio diventasse papa e divenne a sua volta vescovo di Ostia. Tra gli uomini più in vista della Chiesa romana, noto ormai come Leone Marsicano od Ostiense, decise in età matura di scrivere la storia di Montecassino. Ci lavorò quindici anni, fino alla morte (1115). Lasciò tre volumi, da San Benedetto ai tempi di Desiderio (1075). Il terzo rimase incompiuto e fu completato, con l’aggiunta di un quarto libro, da Pietro Diacono, anche lui monaco e bibliotecario, che proseguì il racconto fino al 1138. È la celebre Chronica monasterii casinensis, summa storica dell’ordine benedettino e compendio degli eventi europei dal VI al XI secolo. La diffuse tra gli storici di tutto il continente Ludovico Antonio Muratori (1672-1750), che la incluse nei Rerum italicarum scriptores, sottraendo al dimenticatoio delle biblioteche conventuali uno dei massimi documenti di storia medievale.
Nessuno però aveva fatto quello che ci viene regalato ora: la traduzione in lingua italiana del testo latino. La prima in assoluto in una lingua moderna. Il merito è dell’editore Bruno Ciolfi di Cassino, indomito divulgatore di manoscritti me- dievali custoditi nell’Abbazia benedettina che sovrasta la sua alacre tipografia. Ognuno dei quattro volumi (testo originario e traduzione a fronte) raccolto in un unico tomo (pp. 834, euro 30), è preceduto da un bell’indice articolato, con i titoli dei capitoli. Espediente che rende agevolissima la ricerca degli argomenti. Chiara e felice la traduzione di Francesco Gigante, docente di latino nei licei e componente della cerchia dell’editore Ciolfi che da anni si avvale di intellettuali locali per nutrire il suo catalogo medievista. Un gruppo di studiosi degni della terra di Cicerone, Varrone e Tommaso d’Aquino.
Da quel punto d’altura che è l’Abbazia, il lettore potrà seguire le scorribande degli Arabi, giunti alle nostre latitudini con l’occupazione della Sicilia nell’820. La risalita islamica verso il nord, la devastazione del monastero (883), l’insediamento moresco sul fiume Garigliano, le tresche con Napoletani e Gaetani, fino alla reazione cristiana che fa strage degli invasori (915). Giusto il tempo di rifiatare che il carosello riprende. Ecco infatti affacciarsi i bellicosi Normanni e poi gli Svevi. E duelli e tregue e sangue, mentre l’Europa prende forma. Fino a pagina 829 quando, con vostro rammarico, la Cronaca si chiude.



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