sabato 2 luglio 2016

Nella vita di Adriano Monti la parabola della destra italiana: dai nazisti alla Cia a Tel Aviv, sempre in nome dell'anticomunismo


Adriano Monti: Nome in codice Siegfried. Operazione Odessa, Golpe Borghese, Guerra dei Sei giorni, Chiesa del silenzio, Guerra nei Balcani, Chiarelettere pp. 328, euro 18

Risvolto

Per tutti era solo un medico chirurgo. Una storia avventurosa, per la prima volta raccontata in presa diretta.
A quindici anni Adriano Monti si arruola volontario nelle SS internazionali spacciandosi per maggiorenne. Vuole combattere contro l’Armata rossa, finirà nella morsa della resistenza partigiana. Segue la strada del padre, gerarca fascista in Toscana poi funzionario del ministero delle Corporazioni della Repubblica di Salò, condannato a morte dal Tribunale del popolo e scampato per miracolo all’esecuzione. Ma il suo campo di battaglia vivrà nuove trincee.
Dal golpe Borghese alla Guerra dei sei giorni arabo-israeliana, dai conflitti nell’Africa nera al fronte dei Balcani, con ruoli sempre da protagonista nei panni di agente della rete internazionale Gehlen.
Tutto sotto copertura: “Odessa”, la fuga degli ex nazisti verso il Sud America con l’appoggio del Vaticano; “Chiesa del silenzio”, la preparazione di un esercito di sacerdoti-soldati inviati in Unione Sovietica per catechizzare la popolazione locale in funzione anticomunista. I legami con gli uomini di Ordine nuovo e Avanguardia nazionale, l’incontro con papa Wojtyla, l’arresto e l’isolamento con la minaccia di una cellula comunista che vuole fargli la pelle: saranno i provvidenziali consigli di Luciano Lutring, il “solista del mitra”, a salvargli la vita...
Una testimonianza scomoda, che sottrae alla Storia la sicurezza della ricerca oggettiva per restituirle la tensione e la forza della vita


La spia italiana al servizio di ex nazisti e Cia
Il m edico M onti, già volontario nelle SS, racconta la sua appartenenza all’Organizzazione Gehlen e le m issioni contro i com unisti in tutto il m ondo. Dal Libano al Congo, dalla Finlandia all’Egitto

Libero 2 lug 2016 SIMONE PALIAGA
Ci sono vite che paiono un romanzo. E a chi come me le trascorre assiso su una sedia davanti al computer o spiaggiato sul divano sembrano pura fiction. Ma così non è. Lo prova ora un’autobiografia in uscita da Chiarelettere. Il titolo sembrerebbe tratto da un romanzo di Graham Green o di Robert Ludlum: Nome in codice Siegfried. Operazione Odessa, Golpe Borghese, Guerra dei Sei giorni, Chiesa del silenzio, Guerra nei Balcani ( pp. 328, euro 18). A scriverla, con la collaborazione di Alessandro Zardetto, è Adriano Monti.
Fino al 2005 Monti era uno dei tanti medici che tra le altre cose insegnava anche Igiene ambientale all’Università. A differenza di tanti suoi colleghi portava le stigmate della partecipazione al Golpe Borghese, ma a parte questo la sua vita pareva simile a quella di molti altri. Famiglia e lavoro, anche se questo di altissimo profilo con borse di studio all’estero e incarichi di addetto scientifico alla Farnesina. Poi 11 anni fa Repubblica mette in pagina un’inchiesta, frutto della desecretazione di documenti confidenziali della Cia, che portano allo scoperto quanto nessuno sapeva, neppure la moglie e i figli.
«Il quotidiano riporta alcune carte», scrive Monti, «che parlano del tentativo di sovvertimento politico avvenuto in Italia nella notte fra il 7 e l’8 dicembre 1970 per mano dell’estrema destra capeggiata da Junio Valerio Borghese. Fin qui niente di nuovo. Chi mi conosce bene sa quale ruolo io abbia avuto in quella faccenda, che mi ha portato anche un periodo in carcere. Il problema ora è un altro: il mio nome compare tra quelli degli agenti segreti di uno dei servizi meno noti della storia recente d'Europa, l’Organizzazione Gehlen». Si trattava di una rete segreta nata nel secondo dopoguerra tra ex spie tedesche e la Cia per contrastare l’avanzata del comunismo. Ora questa alleanza tra nazisti e americani ci sembra qualcosa di straordinario, allora però non lo era. Era piuttosto uno dei tanti fenomeni della Guerra Fredda. Ma come ci è finito un italiano in un’organizzazione spionistica tedesca?
Monti è uno dei tanti ragazzi I m arò della Decim a M as del com andante Junio Valerio Borghese a M ilano. A sinistra, la copertina del libro di Adriano M onti di allora che nel 1945, a conflitto quasi finito, scelgono di arruolarsi dalla parte sbagliata. Così lui, all’epoca 15enne e mentendo sulla sua età, entra negli organici delle Waffen SS, i reparti militari del corpo di fedelissimi a Hitler, per andare sul fronte orientale a fermare l’Armata Rossa prima di Berlino. Ma durante una missione di rastrellamento dei partigiani viene ferito e dimesso dall’ospedale a guerra quasi finita. Qualche mese nel campo di prigionia di Coltano e poi il ritorno a Bergamo per riprendere gli studi liceali. Eppure quello che doveva essere l’epilogo di un’esperienza diventa l’inizio di un’avventura.
Avvicinato da un fidato inviato di Wilhelm Heinrich, un generale della Luftwaffe conosciuto in campo di prigionia, viene reclutato, nell’Organisation der ehemaligen SS-Angehörigen, il cui acronimo è Odessa. L’organizzazione avrebbe permesso ai reduci coinvolti apertamente nel regime hitleriano di rifugiarsi in America Latina. Ma questo, per Monti, era solo il primo passo di una lunga attività di informatore condotta sotto la copertura della professione medica.
Grazie al suo lavoro potrà aggirarsi, con l’aiuto di borse di studio, in tutta Europa. Prenderà così parte anche all’operazione Chiesa del silenzio per far passare in Urss, attraverso la Finlandia, sacerdoti cattolici in funzione anticomunista. Da lì la sua attività parallela decolla. Passa dal Libano a fianco dei maroniti all’Egitto e dallo Swaziland al Congo per concludere la sua attività in Egitto all’indomani della caduta del Muro di Berlino.
Nel 1996 si reca ad Alessandria d’Egitto, per l'ultimo incarico dell’Organizzazione Gehlen, in veste di professore presso il Medical Research Institute al fine di raccogliere informazioni sulla salute di Mubarak. «Mi accorsi così», scrive, «che le Università del Cairo e di Alessandria pullulavano di cellule di Al-Fatah e dei Fratelli Musulmani. Non mi fu difficile compilare un dossier degli appartenenti a tali organizzazioni e trasmettere due nominativi di italiani che vi collaboravano attivamente». Ormai cominciavano a emergere all’orizzonte nuovi pericoli di cui oggi avvertiamo il peso cogente. Tornato in Italia dopo la missione egiziana, «mi tolsi la maschera di Siegfried, agente segreto, e tornai a essere Adriano Monti, medico chirurgo, marito, padre e soprattutto nonno». Il mondo era ormai cambiato.

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