martedì 4 ottobre 2016

Tradotta la biografia di Joseph Goebbels scritta da Peter Longerich

GoebbelsPeter Longerich: Goebbels, Einaudi, pp. 890, € 44.


Risvolto
Nella vita e nell'orribile modalità della sua morte, Joseph Goebbels è stato uno dei piú fedeli accoliti di Hitler. Alla fine, nessuno, nel bunker di Berlino fu piú vicino al Führer del suo devoto ministro del Reich per l'Educazione popolare e la Propaganda. Ma come ha potuto il figlio zoppo di un modesto operaio tedesco uscire dall'oscurità fino a diventare il piú zelante luogotenente di Hitler e infine il suo successore, da lui personalmente consacrato? In questa pionieristica biografia Peter Longerich ha passato al setaccio tutta la documentazione storica - e le trentamila pagine che costituiscono i diari di Goebbels - per dare una risposta a questa domanda. Primo studioso a utilizzare i diari in un lavoro biografico, Longerich si misura con l'autoritratto che il capo della propaganda nazista ha dato di sé. Coprendo l¿arco di trent'anni, i diari delineano il profilo agghiacciante di un uomo che, spinto da un desiderio narcisistico di riconoscimento, ha perseguito con ogni mezzo l'affermazione personale che cercava all'interno del movimento nazionalsocialista, facendosi fautore del suo razzismo virulento.

In questo libro Peter Longerich ci mostra come l'affannosa ricerca da parte di Goebbels di una figura paterna carismatica l'abbia condotto inesorabilmente a Hitler, al quale attribuiva poteri quasi divini. Questa esauriente biografia documenta l'ascesa di Goebbels nei ranghi del partito nazista, dove egli divenne presto membro autorevole dell'inner circle del Führer, lanciando una campagna brutale di propaganda antisemita. Benché dotato di un controllo quasi dittatoriale sui media - film, radio, stampa e belle arti - il Goebbels di Longerich è un uomo incalzato da molteplici insicurezze e da un'insaziabile ambizione, sempre invischiato in lotte intestine di potere. In continuo conflitto con i suoi piú strenui rivali Hermann Göring e Alfred Rosenberg, egli sostenne senza successo la linea radicale della «guerra totale», mentre prima della disfatta si spese invano per ottenere una pace separata. Questo libro rivela gli aspetti piú intimi della vita privata di Goebbels, le sue contraddizioni, i lati piú torbidi della sua personalità - la tendenza alla manipolazione come la stucchevole leziosità. Biografia di uno dei peggiori mostri della storia, Goebbels consegna uno sguardo nuovo sul modo in cui il messaggio nazista venne concepito, alimentato e disseminato. Ritratto a tinte forti dell'uomo che sta dietro a tale messaggio, questo volume è sicuramente un testo oggi imprescindibile per storici e studiosi dell'Olocausto        

Goebbels, Magda e il Führer quel tragico triangolo 

Una nuova monumentale biografia del ministro della Propaganda ne capovolge l’immagine di uomo chiave del Reich: dipendeva in tutto dalle decisioni di Hitler, a cui “prestava” anche la propria moglie 

Mirella Serri Busiarda 4 10 2016
«Che voce! Che passione!... Piango come un bambino». L’oratore che ha stimolato le lacrime e la commozione di Joseph Goebbels è Adolf Hitler. A luglio del 1925 il futuro gerarca nazista ha incontrato per la prima volta il suo idolo a un convegno del partito nazionalsocialista e ne è rimasto folgorato. «Sono un’altra persona», scrive ancora nel suo diario, «per quest’uomo sono disposto a sacrificare ogni cosa». Parole profetiche che prefigurano un destino: a partire da quel travolgente abboccamento, i due leader avviano non solo un legame politico ma anche un inquietante vincolo esistenziale e sentimentale destinato a condizionare la vita di entrambi e a determinare la tragica fine di Goebbels e della sua famiglia. A raccontarci i risvolti più segreti e a portare alla luce i tanti misteri di questo drammatico rapporto tra il Führer e il ministro della Propaganda del Reich è la ricca e monumentale biografia di Peter Longerich, Goebbels, in uscita oggi da Einaudi (pp. 890, € 44). 
Lo storico tedesco utilizza come fonte i 32 volumi dei diari del gerarca. E capovolge il ritratto più noto e accreditato di Goebbels, reputato da sempre non solo l’abile creatore del consenso di massa al nazismo ma anche l’uomo chiave della dittatura in politica interna ed estera. Una fama del tutto immeritata, spiega lo studioso, in quanto herr Doktor - come veniva chiamato - non fu mai consultato o informato da Hitler sui suoi progetti, come il massacro, per esempio, delle SA (le squadre d’assalto) per mano delle SS, l’intervento nella guerra civile di Spagna, l’aggressione della Polonia e così via. Il ministro, ossessionato da numerosi e terribili complessi (era claudicante a seguito di una paralisi infantile), fu il «dittatore della cultura», il protagonista delle campagne razziali contro l’«arte degenerata» e contro la «scienza ebraica», il perverso istigatore dei roghi dei libri «contrari allo spirito tedesco». Ma Hitler non gli concesse mai nemmeno il controllo completo dei settori di sua competenza come la stampa, la radio o la cinematografia. 
«Una notte orribile»
Su cosa allora fu edificata la sua fama e il suo enorme potere? A indirizzarlo e a orientarlo, come si evince dai diari che rappresentano l’unico resoconto di riunioni e assemblee tenuti dall’élite del partito nazionalsocialista, era proprio l’amato Führer. Proprio così: Goebbels non godeva di alcuna autonomia e le sue decisioni furono sempre sottoposte al vaglio del dittatore. Questa collaborazione fu poi molto peculiare e intensa, anche perché supportata da legami assai intimi e familiari. L’intesa più profonda tra il capo e il suo subalterno prese infatti avvio nel 1931, quando Goebbels, che era un gran rubacuori, presentò a Hitler la sua ultima fiamma, la bionda Magda. Da quel momento vita privata e successo politico s’intrecciarono per Goebbels in modo indissolubile e fatale. 
Le pagine del diario sono rivelatrici: «Magda si comporta in modo poco dignitoso con il capo. E io ne soffro. Non è una signora. Non ho chiuso occhio tutta la notte. Devo fare qualcosa». E ancora: «Ho telefonato a Magda. Il capo ha suonato alla sua porta. Si è invitato a pranzo. È un furbo matricolato! Sono estremamente triste». A cui aggiunge: «È stata una notte orribile. Di straziante gelosia». Hitler desiderava da tempo avere al fianco una partner la cui presenza non destasse chiacchiere e illazioni e individuò nella fascinosa Magda la donna ideale. Spinse Goebbels a convolare a nozze e siglò con la coppia nel 1931 un funesto patto destinato a garantire quattrini, onori e carriera al gerarca. Un accordo che inciderà tragicamente anche sulla vita di un’altra persona: Geli Raubal, la nipote con cui Hitler conviveva all’epoca e che forse era la sua amante. Geli si uccise e l’inspiegabile morte della giovane viene messa da Longerich in relazione con lo sconvolgente inizio del ménage-à-trois. 
L’«amico di famiglia»
Per i Goebbels, poi, assillati dai desideri e dai capricci del despota, non vi sarà più né pace né privacy mentre Magda trascorrerà lunghi periodi da sola con l’«amico di famiglia». Stanco di queste catene, Goebbels, alla fine degli Anni Trenta, proverà a chiedere il divorzio. Si era innamorato della ventitreenne attrice Lída Baarová. Ma sarà proprio il Führer a vietare la separazione dalla moglie e ad allontanare la fanciulla. Dopo un lungo periodo di malattia, Goebbels ritornò in pista impegnandosi attivamente nella persecuzione sempre più feroce degli ebrei e nella propaganda bellica. 
Coronò il suo sogno di gloria quando, scomparso Hitler, il 30 aprile 1945 fu nominato Cancelliere. Rimase, però, in carica per poco più di un giorno: il 1° maggio mise fine alla sua vita dopo aver sparato a Magda. In precedenza la stessa Magda aveva ucciso i sei figli addormentati dalla morfina con una capsula di cianuro. «La decisione di seguire Hitler nella tomba è assai coerente», osserva il biografo. «I Goebbels avevano cercato di essere per Hitler una seconda famiglia, e nessun membro di quella famiglia doveva sopravvivere alla sua morte». 
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Dai diari di un Narciso in adorazione del Führer 
Protagonisti del nazismo. La monumentale biografia dedicata da Peter Longerich al ministro della propaganda del Terzo Reich, e tradotta da Einaudi, mostra i limiti di un orientamento storiografico basato sui diari e con pochi riferimenti alle ricerche esistenti. Molti, in compenso, i dettagli intimi rivelati
Lutz Klinkhammer Manifesto  Alias 6.11.2016, 6:00 
«Dottore»: questo l’appellativo con il quale Benito Mussolini salutò Joseph Goebbels al suo arrivo a Roma nel maggio 1933. Al suo primo viaggio all’estero in veste di ministro del Terzo Reich, Goebbels teneva molto a quel titolo, essendo lui uno dei pochi laureati tra i gerarchi nazisti. Con l’udienza dal dittatore italiano si avverava un «sogno» a lungo nutrito: «mi tratta da subito come un vecchio amico. E chiacchieriamo per un’ora. Di tutto.» 
Goebbels era convinto che Mussolini fosse «incantato» dalle sue osservazioni, tuttavia, il peso politico di quel viaggio fu assolutamente irrilevante. Del Patto a Quattro, negoziato da Göring a Roma già dieci giorni prima dell’arrivo di Goebbels e deciso a Berlino dopo serrate consultazioni fra Hitler, Göring, Neurath e Blomberg, il ministro della propaganda fu tenuto all’oscuro fino al 6 giugno, un giorno prima della firma ufficiale, e non fu certo un caso isolato. Dopo essere stato, il 5 novembre del 1937, a pranzo da Hitler come di consueto, convinto di aver discusso a fondo con il dittatore del Reich sulla situazione politica, annota nel suo diario: «nella questione ceca dobbiamo usare cautela, perché non possiamo ancora trarre conseguenze».
Goebbels sapeva che Hitler nel pomeriggio avrebbe avuto dei «colloqui con lo stato maggiore», ma in quell’incontro non venne coinvolto: Hitler, nel suo monologo durato varie ore, rivelò i propri piani politico-strategici e i potenziali scenari bellici ai ministri della Guerra e degli Esteri, nonché ai comandanti in capo delle forze armate, sottolineando in particolar modo quanto al popolo tedesco mancasse «un Lebensraum» (uno spazio vitale). 
La sintesi di quel discorso di Hitler, stilata dopo l’evento dal colonnello Friedrich Hossbach, diventò uno dei documenti chiave durante il processo di Norimberga. Entrambi gli episodi dimostrano quanto fosse limitato il grado di coinvolgimento del ministro della propaganda nella politica del dittatore del Reich, sebbene rientrasse nel suo più stretto entourage. Ciò che realmente contava per Goebbels era un contatto stretto con il dittatore, e nei rapporti personali tanto profonda era la dipendenza emotiva da Hitler, sua e della moglie Magda, che il semplice sospetto di non trovarsi piú nelle sue grazie era capace di prostrare entrambi.
Goebbels attribuiva a Hitler qualità di comando sovrumane: lo considerava un inviato della provvidenza. Rinunciò persino al suo radicalismo iniziale, avendo capito che sarebbe stato d’intralcio al successo del nazismo e alla sua stessa carriera e si adeguò incondizionatamente alla volontà politica del Führer anche quando questi cambiò tattica, fino a sottomettersi al suo «genio politico», per quanto talvolta tormentato da dubbi. Del resto, non avendo stretto alleanze con altri gerarchi nazisti, la sua posizione dipendeva esclusivamente dal sostegno di Hitler, una dipendenza che gli impedì di elaborare propri contenuti politici di un qualche peso. 
La monumentale biografia scritta da Peter Longerich, professore di storia al Royal Holloway College dell‘Università di Londra ed esperto della storia del Terzo Reich, autore di libri su Bormann, Himmler e Hitler, è sui generis. Il volume, Goebbels Una biografia (traduzione di Valentina Tortelli, Einaudi, pp. 890, € 44,00) con 200 pagine tra note e bibliografia, è suddiviso cronologicamente in tre parti: gli anni fino all’ascesa al potere nel 1933, il periodo in cui fu ministro della propaganda, prima dal 1933 al 1939, e poi negli anni della seconda guerra mondiale.
Il giovane studente, proveniente da una famiglia operaia cattolica della Renania, ebbe accesso agli studi universitari, si laureò, ma fallì l’inserimento nel milieu borghese, diventando un intellettuale-militante attratto dal movimento e dalla persona di Hitler; ma in quanto segretario federale del partito nazista a Berlino non riuscì a conquistare politicamente la capitale. Da ministro ostentò la sua ascesa sociale acquistando macchine lussuose e indossando completi ricercati, mentre durante la guerra prevaleva l’uniforme del partito. 
Il principale motore della vita di Goebbels fu, secondo il suo biografo, un bisogno mai appagato di approvazione che sfociò in un grave disturbo narcisistico. Quindi, la decisione dell’autore di raccontare la storia politica e personale di questo uomo di spicco del Terzo Reich attraverso i suoi diari, intrecciando il racconto con l’analisi degli aspetti più generali della storia del regime, condiziona fortemente il volume. Più del novanta per cento delle 4200 note fanno riferimento alle lunghe annotazioni di Goebbels. 
La vera novità del libro sono quindi i diari come filo conduttore del racconto storiografico. Al contrario di Hitler o di Mussolini, ma diversamente anche da Rosenberg che tenne un breve diario o da Heinrich Himmler, autore di notazioni piuttosto scarne che ne caratterizzarono il calendario di lavoro, Goebbels tenne un diario estremamente prolisso, quasi ininterrottamente dal 1923 al 1945, destinato a servire anche per scritti futuri, in particolare un’opera su Hitler in due volumi. Quando il primo fu pronto nel 1938, la casa editrice del partito – pur avendo pagato un enorme anticipo – sospese la pubblicazione. Con la guerra contro l’Unione sovietica i diari di Goebbels cambiarono carattere: non più scritti a mano, vennero dattilografati dalle sue segretarie. La pubblicazione completa dei diari, a cura dell’Institut für Zeitgeschichte di Monaco, diventata possibile con l’accesso alle lastre di vetro conservate a Mosca nel 1992 – una storia a sé che converrebbe raccontare – consiste di ben trentadue volumi a stampa, e questa edizione di 16800 pagine sostituisce le versioni parziali precedenti . 
Sebbene prodotti da Goebbels con lo scopo palese di mettere in risalto la propria persona, i diari – che furono dunque un’opera di autopromozione – restano la fonte primaria di Longerich per sviluppare il suo racconto biografico: vi si demolisce l’immagine che il ministro nazista voleva dare di se stesso, mettendo in risalto il feroce operato politico-propagandistico del nazista Goebbels, il quale accelerò la propaganda antisemitica del regime, orchestrò con Freisler l’andamento dei processi contro i congiurati del 20 luglio, venne a conoscenza del protocollo della conferenza del Wannsee e giustificò pienamente e in più occasioni la politica dello sterminio degli ebrei.
Mentre il fil rouge della biografia è cronologico, l’andamento del libro e i temi scelti convergono con i diari. Le pagine che riguardano la percezione di Goebbels dell’Italia, del 25 luglio e dell’8 settembre 1943, paragrafi che selezionano solo una piccola parte del racconto di Goebbels e toccano rapidamente l’accaduto senza approfondirlo, dimostrano chiaramente quali siano i limiti di un orientamento storiografico basato sui diari e con pochi riferimenti, prevalentemente assertivi, e solo in appendice, alla storiografia esistente; tanto che quanto dimostrato dallo storico Helmut Michels già nel 1992 in modo convincente, ossia la mancanza di progettualità in politica estera da parte di Goebbels, viene narrato al lettore solo e fugacemente nelle ultime righe del volume. In compenso, conoscerà tanti dettagli intimi sul suo rapporto con le donne, sulle sue crisi matrimoniali, tutti elementi nuovi per chi non abbia ancora avuto accesso alla versione integrale dei diari. 

La vera costante nella vita di Goebbels fu comunque l’incondizionata adorazione del Führer, così incondizionata che neppure la più stretta relazione di Magda con Hitler poté incrinare. Mentre gli altri gerarchi nazisti si erano dati alla fuga da Berlino dopo l’ultimo compleanno del loro capo, Goebbels seguì Hitler nel suicidio, sacrificando oltre a se stesso la sua intera famiglia.

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