venerdì 24 febbraio 2017

Luigi Pestalozza 1928-2017


Radio Popolare

Il Giorno


Addio a Luigi Pestalozza critico musicale e partigiano 
Militante di Giustizia e Libertà, aderì in seguito al Pci Con Abbado e Pollini inventò i concerti per lavoratori 
Sandro Cappelletto Stampa
Studioso e storico della musica, animatore culturale e militante politico: Luigi Pestalozza si è spento ieri mattina a Milano. Aveva appena compiuto 89 anni. 
Aderisce giovanissimo alla Resistenza nelle formazioni di Giustizia e Libertà, e l’esperienza - come racconta in Il gioco e la guerra, edito da Feltrinelli - rimane fondamentale: «Sono appartenuto e apparterrò sempre alla generazione dell’impegno». Presto, l’orizzonte prediletto diventa la musica: fonda nel 1950 la rivista Il Diapason, poi Musica e Realtà, è critico di quotidiani e periodici della sinistra socialista e comunista, dirige per Ricordi la collana «Le sfere», che, tra tanti titoli, pubblica gli Scritti critici di Robert Schumann. Convinto, nella scia del ruolo patriottico avuto dalle opere di Giuseppe Verdi, che la musica debba essere al centro della formazione dell’individuo in senso democratico, aderisce al Partito comunista e diventa responsabile del settore musica del dipartimento Cultura, presieduto allora da Napolitano. 
Esercita un ruolo di indirizzo, prodigandosi per la diffusione in Italia della conoscenza delle avanguardie musicali del Novecento, in particolare di Arnold Schoenberg, di cui cura la versione italiana di Stile e idea (1975), e per l’allargamento del pubblico. È lui a persuadere Claudio Abbado e Maurizio Pollini ad avviare il progetto dei concerti per lavoratori e studenti. «Il suo vissuto rimane importante per ritrovare i valori fondanti del nostro impegno di intellettuali e artisti a rinnovare la società attraverso le diverse espressioni della cultura, esortando le nuove generazioni a non arrendersi alla dittatura del consumo e all’omologazione dominante»: così lo ricorda il compositore Nicola Sani, che a lungo gli è stato vicino. 
Molto intenso, fino agli anni 70, il rapporto con Luigi Nono, dal quale si allontana quando il compositore veneziano verrà attratto, grazie alla frequentazione con Massimo Cacciari, verso altre traiettorie: da Hölderlin a Nietzsche, fino alle soglie di un misticismo angelico. A chi, nel periodo che precede il crollo dell’Urss, gli rimprovera un’eccessiva ortodossia, Pestalozza replica difendendo le tendenze sperimentali che stavano emergendo nei paesi del blocco comunista, dall’Ungheria di Peter Eötvös, alla Cuba di Juan Blanco, alla Russia di Sofia Gubaidulina. È tra i primi a intuire la centralità politica della questione africana, battendosi, senza successo, per un’evoluzione democratica delle nazioni, in particolare la Somalia, uscite dal colonialismo.
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