martedì 21 marzo 2017

Cosa non ci si inventa per amore: una fantasiosa e consolatoria biografia di Luigi Tenco


Vita di Luigi Tenco 
Giovanni Gava Manifesto 18.3.2017, 16:48 
E’ da pochi giorni in libreria,per i tipi della Bompiani, “Vita di Luigi Tenco”,biografia dell’artista scritta da un collega che ha dedicato anni di ricerche a scandagliare la vita e la morte di un genio musicale il quale ha informato di sé praticamente tutta la canzone d’autore nel nostro Paese.
Il 27 gennaio sono caduti i 50 anni dalla morte,una morte tutt’altro che misteriosa come asserisce Colonna che ha dedicato all’epilogo violento ricerche non ancora definite, un work in progress che,a sua detta,approderà alla sua fine naturale con un libro-bianco,di carattere meramente scientifico,teso a definire una volta per tutte i contorni di quello che l’autore non esita a definire un omicidio.
La biografia poggia su elementi di assoluta novità. Viene risolta la querelle sulla paternità che era alla base di un malessere esistenziale che sembrò sulle prime deporre a favore di un carattere cupo,introverso,irrisolto. Non era un contadino il padre di Tenco ma un giovane studente di Giurisprudenza che,successivamente,avrebbe guadagnato la macchia per andare a combattere come partigiano nelle fila di Giustizia e Libertà. Tenco fu tutt’altro che cupo,fu al contrario un burlone,un goliarda,uno che impostava l’ambiente,un raccontatore di barzellette.
Colonna ci suggerisce di allontanarci dal pantano di luoghi comuni che hanno contrassegnato l’esistenza del suo personaggio. Si è fatto un gran parlare,ad esempio,negli anni di un amore da rotocalco tra Tenco e Dalida. Niente di più inesatto. Dalla biografia emerge una figura,quella della cantante, conflittuale,dura,persino arrogante legata da una sorta di cordone ombelicale al suo mentore ed ex-marito Lucien Morisse che ne dirigeva ogni mossa. E’ Valeria la donna che lo riconcilia con il mondo femminile proprio a ridosso della riappacificazione con il padre. Ma c’è,a monte,un’altra donna,di almeno dieci anni più grande quando lui ne ha appena 20,Ornella Birollini ,una donna sposata che lo inizia alla musica americana. L’amore per Nat King Cole gli viene dritto dritto dai dischi che costei gli regalava e poi Jerome Kern,e poi Lee Könitz e,a seguire,l’intero universo del jazz. Tenco suonava il sax come uno dei suoi ‘maestri’,Paul Desmond (e qualcuno si spinse a dire meglio del suo maestro).
Tenco fu ucciso perché scoprì un ‘verminaio’,un sistema di scommesse e di puntate clandestine che alterava il corso naturale della gara. Qualcuno provò addirittura a comprare il suo silenzio promettendogli la vittoria nell’edizione successiva,quella del ’68, ma non si piegò. Il suo atteggiamento era gramsciano. Andò nella tana del lupo perché il suo lavoro raggiungesse platee più vaste,era questo l’unico compromesso possibile.
Fu Carlo Lizzani,nel presentare un precedente libro di Colonna,a sottolinearne la padronanza del complesso linguaggio letterario. Il saggio infatti si fa racconto avvincente,scritto in maniera superba (il primo ed il terzo capitolo potrebbero costituire racconti autonomi), diventa esso stesso romanzo (non romanzato) che ci prende per mano per farci attraversare una stagione della nostra vita densa di avvenimenti formativi:la canzone d’autore,l’appropriazione di una musica meticcia come il jazz, episodi politici che ci portavano a larghi passi verso il ’68 che il Nostro non riuscì a vedere ma il cui lavoro ne fu propedeutico.

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